Visto censura 83896 del 27.8.1988; 2730 metri.
Pasquale Squitieri presenta questo film al concorso cinematografico di Venezia quattro anni dopo Claretta (dedicato alla Petacci, l’amante di Mussolini), che non aveva riscosso i favori della critica.
Gli invisibili è il primo film italiano a ripercorrere il destino dei protagonisti del movimento del ’77 e degli anni di piombo. «Strutturata intorno alla rivolta in un carcere speciale identica a quella avvenuta nel carcere di Trani nel dicembre 1980, percorsa da flashback che evocano il passato dei Movimento (radio libere, espropri proletari al supermercato, nuovo disordine amoroso), interpretata da non-attori e attori a suo tempo appartenuti al Movimento, la vicenda della frattura tra chi prese il fucile e chi no è condensata nella storia di due amici e della loro comune ragazza» (L. Tornabuoni, “Panorama”, 2.10.1988).
Nel lavoro tratto dall’omonimo romanzo di Nanni Balestrini, il regista napoletano tenta di coniugare spettacolo e riflessione politica. «Lo stile antidocumentaristico e naturalisticamente non metaforico conduce ad una narrazione “oggettivante” che rifiuta sia la lettura fenomenologica di un clima e di una situazione sia ogni tentativo di comprensione e di riflessione. Così accade, come in un western, che i personaggi principali risultino degli eroi che lottano con coraggio, che non tradiscono, che affrontano ogni difficoltà con atteggiamento virile e che i carcerieri, i giudici e i carabinieri vengano rappresentati come dei malvagi, infidi e violenti. È come se il regista non volesse o non sapesse optare fra le tesi e le esperienze di un ipotetico io narrante (Sirio) e le sue di osservatore che può tenere conto di un certo numero d'anni di decantazione culturale e ideologica» (G. Bozza, “Cineforum” n. 277, 1988).
Il romanzo da cui è tratto il soggetto del film è caratterizzato da una scrittura cronachistica e documentaria, elevata a livello epico. «Squitieri rende le scene di violenza collettiva con grande rapidità e confusione» (A. Moravia, “L’Espresso”, 25.9.1988). I passaggi più riusciti, in effetti, sono proprio la rivolta carceraria e l’esproprio; altri, meno felici, risentono anche di una recitazione non eccezionale. Solo il protagonista, Alfredo Rotella, offre una buona prova.