«[…] nella seconda metà degli anni ’70 mi ero innamorato dell’antropologia, e non potendo andare a riprendere i “selvaggi”, con Modelli di comportamento cercavo di fare cinema antropologico a Casalborgone. In quel periodo avevo visto i film di Jean Rouch, proiettati per la prima volta a Torino, e vi avevo riconosciuto qualcosa che mi apparteneva, il tentativo di filmare con occhio sgombro. Anch’io sono andato a filmare in Africa, ma anche quando me ne stavo in una stanza in campagna, ho sempre cercato di avere gli occhi sgombri» (T. De Bernardi, in S. Francia di Celle, S. Tuffetti, a cura, Dalle lontane province. Il cinema di Tonino De Bernardi, Lindau, Torino, 1995).
«Con questo film ho raggiunto il mio massimo di adesione all’antropologia. In quegli anni del super8, dal ‘76 all’80, era come se io osservassi da antropologo gli altri, o così m’illudevo, e ne documentavo i gesti e le azioni. Pensavo che tutti noi seguissimo dei modelli di comportamento» (T. De Bernardi, dichiarazione inedita, 13.9.2007).