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Lungometraggi |
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Venerdì sera, lunedì mattina
Italia, 1983, 16mm, 70', Colore
Regia Alberto Chiantaretto, Daniele Pianciola
Sceneggiatura Alberto Chiantaretto, Daniele Pianciola
Fotografia Maurizio Calvesi, Claudio Meloni
Suono Gianni Sardo
Interpreti Diego Dettori, Albedo Negro, Nino Richelmy, Tonino Scala, Silvio Biosa, Vincenzo Badolisani, Francesca Bianco, Nicoletta Diulgheroff, Antonella Bellan, Sara Meloni, Carlo Pianciola
Produzione Cooperativa KM/K Kinowerke per RAI, Dipartimento Scuola Educazione
Note Premi: Gabbiano d'Oro 1983 all’Anteprima per il cinema indip6endente italiano di Bellaria-Igea Marina «per il modo con cui il materiale di inchiesta è stato tradotto in sceneggiatura cinematografica».
Sinossi
«Toio ferroviere, Gigi carrellista, Daniele ex delegato FIAT, Antonio operaio FIAT cassaintegrato hanno casa in comune. […] Toio annuncia che va a vivere con la sua fidanzata e con questo dichiara chiuso il capitolo della vita da giovani della solidarietà maschile e di una utopia di confine tra personale e politico. Gigi l'operaio che è stato in oriente […] forse si ritirerà a vivere con suo padre in campagna e continuerà a lavorare per riannodare le fila dell'organizzazione politica e sindacale in fabbrica […]. Daniele, ex delegato, sposato, separato ma senza convinzione, caricato suo malgrado della condizione di padre continuerà a passare per quella o per quell'altra nuova casa come in una pensione scaricando la figlia, amatissima, al primo che capita. Antonio, immigrato meridionale, cassaintegrato ormai "di mestiere" […], oppresso da un tempo libero smisurato, privato della sua identità sociale di produttore, il giorno della festa dei lavoratori […] tornerà solo, ma non sconfitto, in città» (A. Chiantaretto, D. Pianciola, in S. Della Casa, a cura, Spazio Aperto, 2° Festival Internazionale Cinema Giovani, 1984).
Dichiarazioni
Raccogliendo alcune riflessioni sul mestiere di direttore della fotografia, Claudio Meloni afferma che Venerdì sera, lunedì mattina è uno dei film in cui è riuscito a realizzare «una fotografia senza falsità, che rifugga la ricerca estetica fine a se stessa, ma sia al servizio di quella “macchina della verità” che è la cinepresa» (C. Meloni, in D. De Gaetano, F. Prono, N. Rassu, a cura, Dietro la cinepresa: dieci conversazioni sui mestieri del cinema, Lindau, Torino, 2007).
Con un occhio esplicitamente rivolto al dramma sociale inglese, il film racconta come alcuni operai vivano la giornata che precede la maniestazione del Primo Maggio. «Pluripremiato nei vari festival, amato o odiato visceralmente, conferma in ogni caso una certa tendenza tutta torinese alla documentazione sociale come tratto specifico della produzione locale» (S. Della Casa, Miracolo a Torino, La Stampa, Torino, 2003).
«Partiti per realizzare un documentario per la RAI (Rete 3), i registi hanno poi felicemente optato per una forma drammatizzata che, cercando le ragioni di ciascuno in una prospettiva di ripiegamento se non di sconfitta, sviluppa solo parzialmente la complessa molteplicità degli spunti, con una regia non sempre all’altezza della sceneggiatura, riuscendo tuttavia ad entrare nelle problematiche operaie del “dopo” con una serietà e un pudore sconosciuti a quasi tutte le opere sui “reduci” a nostra conoscenza» (P. Vecchi, “Cineforum” n. 237, 1984).
«Venerdì sera, lunedì mattina, di Alberto Chiantaretto e Daniele Pianciola, […] affronta un argomento che riguarda strati molto più ampi, la giovane classe operaia torinese e, al suo interno, quel particolarissimo tipo di nuovi emarginati che sono i cassintegrati. Pur servendosi di piccoli attori assieme a personaggi “presi dalla vita” e che in sostanza recitano se stessi, pur partendo da premesse narrative e da una sceneggiatura lungamente elaborata, Venerdì sera, lunedì mattina appare […] come un brogliaccio di un film da fare, una prima stesura di romanzo, che tuttavia ha già una sua maturità e completezza, anche se alle ambizioni non corrisponde un risultato adeguato, per il peso, forse. di una volontà nonostante tutto didascalica. Vi si narra il week-end di un gruppo di amici (un ferroviere, un carrellista, un cassintegrato a zero ore, un ex delegato Fiat separato dalla moglie) nel momento in cui il loro tentativo di vita in comune va frantumandosi, e in un particolarissimo fine-settimana che è quello del primo maggio, un primo maggio piovoso e molto malinconico. Anche in questo film si narrano con delicatezza e scioltezza storie vere e dure, e i meriti della narrazione sono conseguenti e non sovrapposti o paralleli alla storia che si racconta, al farsi e sfarsi di legami e in discussioni che rimandano sempre a un contesto: la Torino di questi anni, e in definitiva la fine di una certa cultura operaia, in una situazione di trapasso non si sa bene verso che cosa, ma che segna l\'intimo dei personaggi di piaghe concrete, storicamente e socialmente determinate. È come se in questa città ciò che è accaduto un po\' dovunque (\'68 e \'69, vittorie e sconfitte, anni di piombo e anni di disgregazione) abbia lasciato un segno molto più profondo, non facilmente rimarginabile, nella coscienza di tutti, e sedimentato una difficoltà, tante difficoltà, ma senza rimozioni e dimenticanze» (G. Fofi, “Rinascita”, 1.9.1984).
Scheda a cura di Davide Larocca
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