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ENCICLOPEDIA DEL CINEMA IN PIEMONTE

Cinema muto



La fucina
Italia, 1910, 35mm, B/N

Altri titoli: L’andata alle fucine, L’andata alla fucina, Matkalla 'Rautavasaraan', Le forge de Schiller, Der Gang nach dem Eisenhammer, The Iron Foundry, La fragua

Regia
Luigi Maggi

Soggetto
dal poemetto Der Gang nach dem Eisenhammer di Johann Christoph Friedrich von Schiller

Sceneggiatura
Arrigo Frusta

Fotografia
Giovanni Vitrotti

Interpreti
Mary Cléo Tarlarini (la Contessa di Saverne), Alberto A. Capozzi, Romilde Nigra, Luigi Maggi, Serafino Vité, Paolo Azzurri, Leo Ragusi



Produzione
Società Anonima Ambrosio, Torino

Note
242 - 265 metri.
 
La pellicola è precedente all’istituzione della censura e non è dotata di visto di censura.
 
Una copia manoscritta della sceneggiatura di Arrigo Frusta, intitolata L’andata alle fucine, è conservata presso il Museo Nazionale del Cinema di Torino.



Sinossi
Medioevo. Respinto dalla moglie del Conte di Saverne, il Conte Roberto elabora uno stratagemma per vendicarsi e, sfruttando la fiducia che Saverne ripone in lui, gli fa credere che la Contessa abbia una relazione adulterina con il valletto Fridolin. Tornato al castello dopo una battuta di caccia e avendo trovato la propria sposa in compagnia del paggio, Saverne, accecato dalla gelosia, impone ai fabbri che lavorano alla fucina di uccidere la prima persona che si presenterà recando un biglietto firmato da lui. Dopo aver consegnato il biglietto mortale a Fridolin, i due Conti attendono il macabro epilogo, ma durante il tragitto il giovane si attarda per pregare davanti a un altare della Vergine, per ordine della Contessa; cedendo alla curiosità, convinto che il misfatto sia compiuto, Roberto raggiunge la fucina recando a propria volta un biglietto di Saverne e, arrivato per primo a destinazione, viene ucciso. Al sopraggiungere del paggio, gli viene affidata come prova dell’avvenuta esecuzione la collana di Roberto; ricevuto il gioiello e chiaritosi con la Contessa, Saverne si convince di esser stato vittima di un inganno.





«Nei suoi Ricordi di uno della pellicola Arrigo Frusta racconta che nella primavera 1909 “giunse da Berlino una lettera dei signori Thieman e Reinhardt, agenti per la Germania e la Russia, che sollecitava l'esecuzione di pellicole su opere di Schiller, Puschkin e Lermontoff...”. La lettera venne trasmessa all'Ufficio Soggetti della casa (che era composto dal solo Arrigo Frusta): “L'amministratore delegato l'aveva postillata con solo due parole: provveda subito”. Frusta si mise al lavoro e si lesse tutti gli autori richiesti, ma non riusciva a trovare... “Mi sovvenne d'una ballata, che avevo tradotta alla scuola di tedesco... Quando l'ebbi tra le mani e gli detti una sfogliata... gaiamente mi proruppe dal cuore un Kolossal poderoso: avevo fermato gli occhi sulla ballata del Guanto. Nella celebre poesia schilleriana la bella Cunegonda, per metter alla prova l'amore del cavalier Delorge, getta un guanto nell' arena dei leoni ed invita il pretendente a raccoglierlo. Il cavaliere, con molto coraggio, lo riprende, ma lo getta in faccia alla dama, piantandola in asso. Per realizzare il film erano indispensabili i leoni e Ambrosio non ebbe il coraggio di rischiare; invitò Frusta a cercare qualche altra ballata. Frusta sceneggiò L'ostaggio che, secondo il suo parere, assomigliava un po' troppo ai Due sergenti. Ma la pellicola «ben interpretata dal Valentino di allora, che era A.A. Capozzi, ebbe ottimo successo larga vendita. Di conseguenza la Germania chiese dell'altro Schiller. Ed eccoci a scegliere una nuova ballata. Il guanto? Ché! L'andata alla fucina, più melensa, più dolciastra de L' ostaggio. Il successo e la paura che altri concorrenti si impadronissero di Schiller - la Cines infatti realizzò La campana, da Das Lied der Glocke, e lo fece uscire il 2 novembre 1909 - convinsero alla fine Ambrosio a realizzare Il guanto con la sceneggiatura di Frusta e i leoni del domatore Alfred Schneider. Purtroppo di questo film, che doveva essere abbastanza lungo, ci è pervenuta solo la prima parte, mentre la scena in cui Capozzi (ma Schneider gli fa da controfigura) scende tra i leoni a riprendere il guanto doveva essere nella seconda» (R. redi, a cura, Cinema italiano muto 1905-1916, CNC Edizioni, Roma, 1991).


Scheda a cura di
Azzurra Camoglio

Persone / Istituzioni
Arrigo Frusta
Giovanni Vitrotti
Mary Cléo Tarlarini
Alberto A. Capozzi
Luigi Maggi


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