Film sonoro girato in provincia di Torino, tra le colline di Casalborgone.
«Ma se poi un giorno ti chiederanno, o figlia, dove è vissuto tuo padre, nelle lontane province risponderai, dove le porte si aprono sul buio della notte e del silenzio e le bocche tacciono sigillate e i corpi oscillano svuotati, il vento è debole e non sa.
Le antiche province dell’Impero però, che i viaggiatori percorrono distratti dalla fretta di arrivare, ma la loro meta è altrove, né guardano le piccole case raggruppate e i timidi campanili che non hanno più campane. Non si curò del centro né della capitale, dirai tu figlia, a chi ti chiederà. Non si curò di altro orizzonte che non fosse il suo orto e la collina di fronte. Ma non era orto e neppure collina, dovrai anche dire o figlia: mio padre non conobbe davvero se stesso né alcun altro lo riconobbe. Lui visse distratto tra i monti nelle terre che non hanno nome, passò distratto tra loro credendo di amare e sforzandosi. Sapeva del lusso e dello sfarzo che altri gli avevano raccontato ma si sentì estraneo, le forze a mano a mano gli vennero a mancare. Fuggì le luci e il chiasso che pure avrebbe amato, si compose di rose un serto e sotto rannicchiato si distese. Lì passò i giorni e gli anni e più non si scompose. Vedeva altri, lui disteso, che sopra gli passavano. Ma dove andate? Dove così vi affrettate che nessuno vi può trattenere? Neppure la madre che tanto vi ha cullati. Ma dove? Dove correte? » (T. De Bernardi, dalla colonna sonora del film).
«Era uno sguardo magico e visionario dove lo gettavo già sempre. Ma puoi guardare per tutta una vita lo stesso luogo e le stesse cose e a un certo punto anche cambiare, avere uno sguardo diverso. Questo film è stata una richiesta di Enrico Ghezzi e Marco Melani che per il 90° anno dalla nascita del Cinema organizzavano una maratona di due giorni per la TV che han chiamato “La Magnifica Ossessione”. Mi hanno chiesto di fare qualcosa per ricordare l’underground, allora per la prima volta mi sono riallacciato a qualcosa del mio passato e siccome per me l’underground era qualcosa di visionario, ho ritrovato questa parte di me che avevo un po’ soffocato in tutti quegli anni in nome della realtà e della ricerca. Proprio perché ero uno che aveva difficoltà con la realtà sono andato alla sua ricerca, per documentarla, testimoniarla. Allora è venuto fuori l’altro mio lato. Perché io sono dei gemelli e allora sono due, due anche opposti, e come fai a conciliare tutti e due? Ecco, non riesco a conciliarli. Allora ho ritrovato qualcosa riscoprendo il passato. C’era anche Angelo Morino, a un certo punto, fermo pietrificato con addosso delle stoffe colorate, erano come gli etruschi, lui e un altro ragazzo. Per me era come se fossero delle figure molto antiche. Da un lato ritrovavo qualcosa di antico, nello stesso tempo volevo raccontare come fosse una favola, non che mi piacciano le favole, ma trovare qualcosa di magico su quelle colline, con delle figure magiche. Dalle lontane province proprio perché eravamo lì, in provincia, ed erano le lontane province dell’impero, l’Impero Romano, Roma era lontana e io stavo lì. È da lì che ha preso il nome la mia ditta di produzione che si chiama “Lontane Province”» (T. De Bernardi, dichiarazione inedita, 13.9.2007).