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Lungometraggi |
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L'angelo delle Alpi
Italia, 1957, 35mm, 93', B/N
Regia Carlo Campogalliani
Soggetto dal romanzo “Rina, l’angelo delle Alpi” di Carolina Invernizio
Sceneggiatura Carlo Campogalliani, Roberto Gianviti, Carlo Veo
Fotografia Arturo Gallea
Operatore Alfieri Canavero
Musica originale Giovanni Fusco
Suono Giovanni Canavero
Montaggio Antonietta Zita
Scenografia Giancarlo Bartolini Salimbeni
Costumi Giancarlo Bartolini Salimbeni
Trucco Angelo Malandrucco
Aiuto regia Sergio Bergonzelli
Interpreti Luisella Boni (Rina), Alberto Farnese (Massimo), Gino Sinimberghi (banchiere Maffei), Cristina Grado (Laura), Germana Paolieri (Contessa Bianca di Roverbella), Giulio Falcer (Fabrizio), Luisa Mattioli (Maddalena), Nico Pepe, Mario Ferrari, Isabella Riva, Vittorio Manfrino, Alberto Archetti, Alfredo Beduschi, Lucetta Prona, Arturo Zan
Direttore di produzione stripslashes(Vieri Bigazzi)
Ispettore di produzione Gian Maria Messeri
Produzione Federico Galliani per Prora Film
Distribuzione Prora Film
Note Visto censura n. 23.102 del 1.12.1956, 2.552 metri
Assistente operatore: Antonio Gasperini; fotografo di scena: Paul Ronald; costruzioni scenografiche: Dante e Secondo Simonini; segretario di edizione: Vincenzo Gamna; segretario di produzione: Arrigo Peri.
Gli interni del film sono stati girati negli Studi FERT di Torino.
Sinossi
Rina è una trovatella che, grazie a Don Piero, trova lavoro a Torino presso la contessa Bianca di Roverbella. Il banchiere Maffei, con il quale Fabrizio, figlio della contessa, ha contratto un grosso debito, s’innamora di Rina. La contessa offre quindi la ragazza in cambio delle cambiali. Rina diventa così dama di compagnia di Laura, figlia del banchiere. Ma Gaspare, segretario di Maffei, si appropria delle cambiali per poter ricattare Fabrizio e costringerlo a sposare la figlia Maddalena. Rina nel frattempo conosce un pittore, Massimo, e se ne innamora. Laura, innamorata anch’essa del pittore, ruba le cambiali e promette a Gaspare di non denunciarlo al padre purché faccia di tutto per allontanare Rina da Massimo. Una notte Fabrizio tenta un furto in casa Maffei: è sorpreso dal banchiere, che viene ucciso. Del delitto vengono accusati Rina e Massimo. Quando la condanna sembra ormai certa il conte di Riverbella rivela che Rina è sua figlia, mentre Fabrizio è il frutto di una relazione colpevole della contessa.
«L'angelo delle Alpi. Una trama complicata, astrusa, come tutti i feuilleton che si rispettino. Una bimba abbandonata; un figlio extraconiugale da un brigante; un amministratore rapace; conti e contesse dal cuore duro; cicatrice che rivela; notti di tregenda; fughe; incontri mancati; un modello per il ritratto della Madonna; un assassinio; colpo di scena finale nell'aula del tribunale: Mario Ferrari inchioda il colpevole: “Quell'uomo non è mio figlio”; Maddalena è viva. Ma la ricostruzione degli ambienti, ancora una volta grazie ai felici sopralluoghi, è perfetta. Gli interni dal vero in ville e castelli piemontesi; gli esterni nei viali di frassini e pioppi o lungo il Po, sono ripresi con una fotografia nitida, a tratti preziosa. II vecchio Campogalliani, controlla, plasma e riassume il materiale narrativo della Invernizio, con la grande esperienza che gli facilita anche e soprattutto la conduzione del solito gruppo di attori provati e fedeli tra i quali Mario Ferrari e Nico Pepe. Passano in un soffio Arturo Zan, vecchio attore dialettale, e Vittorio Manfrino, Germana Paolieri - a Torino anche nel '44 - e ormai destinata alle parti di mamma, con un buon passato di bella seduttrice. Luisella Boni e Alberto Farnese sono i buoni e belli da premiare. Ma Fusco, Gallea, Bartolini Salimbeni, Bigazzi, Gasperini, Canavero, garantiscono ancora una volta la buona tenuta dell'impianto produttivo. Alla corretta operazione non corrisponde invece il botteghino, anemico e insufficiente» (L. Ventavoli, Pochi, maledetti e subito. Giorgio Venturini alla FERT (1952-1957), Museo Nazionale del Cinema, Torino, 1992).
«Nel 1957, a soli 27 anni, il biellese Mario Gariazzo è già il produttore associato di un film in costume che viene girato a Torino alla Fert da Carlo Campogalliani, anziano e valido regista. Il film è un feuilleton intitolato L'angelo delle Alpi, ed è uno degli ultimi film girati nello storico stabilimento torinese che chiuderà i battenti subito dopo. "Contemporaneamente, facevo il giornalista pubblicista e dirigevo alcuni spettacoli itineranti in giro per il Piemonte: il lavoro non mi ha mai spaventato", affermava Gariazzo (scomparso nel 2002) in una delle sue poche interviste» (S. Della Casa, "La Stampa - TorinoSette", 23.10.2009).
«Tratto dal romanzo di Carolina Invernizio, questo fumettone raccoglie tutti i luoghi comuni dei film di questo filone. La solita trovatella, il solito parroco che la aiuta a sistemarsi nella casa della solita contessa, il solito banchiere che s'innamora di lei, i soliti intrighi e infine il solito padre che si rifà vivo dopo vent'anni e che non è altri che il marito della solita contessa» (www.skylife.it/showfilm.do;jsession).
«Il concatenamento delle situazioni dapprima appare ingegnoso, poi diventa artificioso e incredibile. Più di un personaggio finisce con lo stancare. Discrete la regia, l’interpretazione e la fotografia» (“Segnalazioni Cinematografiche, vol. XLI, 1957).
Scheda a cura di Matteo Pollone
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