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Lungometraggi |
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I due carabinieri
Italia, 1984, 35mm, 112', Colore
Regia Carlo Verdone
Soggetto Leo Benvenuti, Piero De Bernardi, Carlo Verdone
Sceneggiatura Leo Benvenuti, Piero De Bernardi, Carlo Verdone
Fotografia Danilo Desideri
Operatore Idelmo Simonelli
Musica originale Fabio Liberatori
Montaggio Antonio Siciliano
Scenografia Franco Velchi
Costumi Franco Velchi
Aiuto regia Albino Cocco
Interpreti Enrico Montesano (Glauco Sperandio), Carlo Verdone (Marino Spada), Massimo Boldi (Adalberto Occhipinti), Paola Onofri (Rita), Guido Celano (lo zio), Claudia Poggiani (prima zitella), Marisa Solinas (seconda zitella), John Steiner (lo squilibrato sul treno), Andrea Aureli, Tony Brennero,Barbara Herrera, Ciro Orlando, Gianni Franco, Roberto Pagni, Annamaria Torniai
Direttore di produzione Sergio Borelli
Ispettore di produzione Stefano Trani
Produzione Mario e Vittorio Cecchi Gori per C. G. Silver Film
Distribuzione CEIAD
Note Assistente operatore: Carlo Milani; assistente alla regia: Paolo Costella; altri interpreti: Loris Bazzocchi, Eolo Capritti, Sergio Doria, Cesare Pizzica, Antonio Vezza, Ulisse Minervini, Alvaro Gradella, Fabrizio Polverini, Stefano Cragnani; consulente militare Arma dei Carabinieri: Renato Barbato.
Sinossi
Marino e Glauco entrano nell’Arma dei Carabinieri insieme e tra di loro si stabilisce un rapporto di amore-odio: li unisce il cameratismo, li divide l’interesse per la stessa donna, Rita, cugina di Marino, che rifiuta le attenzioni del parente e gradisce invece quelle di Glauco. Marino decide pertanto di farsi trasferire e da Roma viene spostato a Biella; qui, però, lo raggiunge presto Glauco. Nella nuova sede si alternano successi e momenti tragici: dapprima i Carabinieri sgominano una banda di trafficanti di droga preso Candelo, ma poco dopo perdono un collega, ucciso da un’autobomba. I rapporti tra Marino e Glauco peggiorano quando il primo scopre il secondo nella camera dell’Hotel Roma a Torino in compagnia di Rita. Ciò non impedisce però a Glauco il compimento di un atto di eroismo, con cui il militare salva da un folle un gruppo di boy scout e lo stesso Marino, presi in ostaggio da un folle durante un viaggio in treno.
Dichiarazioni
«Ho sempre creato buoni rapporti con gli attori dei miei film. L'unico con il quale ho avuto qualche problema è stato Enrico Montesano per I due carabinieri. È stato un film molto fortunato e allo stesso tempo pieno di tensioni che non so spiegarmi. Enrico era molto nervoso e insicuro, forse aveva paura che avrei fatto ridere più di lui. Un giorno, dopo essere andato in moviola senza il mio permesso, si presentò con un taccuino in cui aveva evidenziato in rosso le battute divertenti mie e in verde le sue. Secondo questo elenco io avevo l'80% delle battute comiche e lui solo il 20, il che non era vero. Mi arrabbiai e ci fu un alterco molto forte. Per tutto il film si avvertiva questa tensione, eravamo una coppia che funzionava al cinema ma non nel privato, in seguito ci siamo chiariti e siamo rimasti amici, ma fu un rapporto molto faticoso» (C. Verdone, in A. Castellano, Intervista a Carlo Verdone, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 1996).
I due carabinieri è stato considerato perlopiù un film minore nella produzione di Carlo Verdone: la critica lo ha definito una commedia pallida, priva di quella capacità di coniugare farsa e indagine sentimentale che è abituale nella produzione dell’attore-regista.
Peraltro Verdone dimostra di essere uno dei pochissimi comici italiani che oggi non si accontentano di confezionare un film collegando tra di loro una serie di scenette esilaranti, gags e battute salaci, ma cercano di realizzare commedie dotate di coerenza e solidità narrativa. È gradevole la vis comica che il regista riesce anche stavolta ad infondere nel suo lavoro, non di rado servendosi delle caratterizzazioni regionali: è il caso delle due amiche che, parlando con forte accento piemontese denunciano un maniaco da cui sono importunate telefonicamente e poi offrono un risotto al capriolo ai carabinieri che ne hanno raccolto la delazione (Verdone e Montesano), con i quali trascorrono la notte.
La figura del Carabiniere ha una notevole tradizione nella storia del cinema italiano. Talvolta rappresenta la legge, l’ordine, la legalità, anche in senso repressivo; talvolta compie azioni eroiche; più spesso il personaggio che indossa questa divisa ha caratteristiche comiche o addirittura grottesche, come dimostra il carabiniere più noto apparso sullo schermo, interpretato da Vittorio De Sica nei vari Pane, amore e… «I due carabinieri di Verdone sono giovanotti sulla trentina diversamente spiantati: uno cerca la sistemazione dopo molti anni di assoluto cariato, l’altro sceglie l’Arma cedendo alle insistenze dello zio (Carabiniere a riposo) ma anche per reagire alla propria goffaggine amorosa. Entrambi, come vuole l’attualità, sono disoccupati con diploma» (“Cineforum”, n. 242, 1985).
L’arruolamento di Mino e Glauco non è dunque motivato da alcuna scelta ideale, da alcuna decisione eticamente giustificata, ma risponde a bisogni materiali: la conquista del “posto” sicuro. La prima parte della vicenda procede sui binari della commedia comico-sentimentale, finché ad un certo punto il dramma prende il sopravvento. I due militari imbranati «e la story amorosa lasciano il passo alla “verosimiglianza” delle sparatorie, del lutto, della criminalità e dell’eroismo (goliardo ma tenace) ad essa contrapposto. Poco importa se uno dei due si presenterà alla parata di Piazza di Siena sguainando un moncone di sciabola: l’onore della Benemerita è salvo, anzi celebrato» (Ibidem).
I due protagonisti e il collega Adalberto (interpretato da Massimo Boldi) svolgono con ironia e “leggerezza” il loro lavoro, ma quando occorre affrontano con coraggio gli incarichi pericolosi. Proprio l’ingenuo e fanciullesco Adalberto perde la vita mentre compie il suo compito, mentre Glauco, usando un buffo travestimento e metodi di dissuasione approssimativi, salva eroicamente e sorprendentemente un gruppo di ragazzi minacciato da uno squilibrato. Il mediocre, l’imbranato, il perdente, nel momento in cui è carabiniere diventa dunque eroe, martire, persona affidabile e rispettabile. L’onore e la gloria dell’Arma sono quindi confermati dal film, che non a caso si apre con i titoli di testa su immagini appartenenti all’iconografia tradizionale dell’eroismo patrio, e si chiude con i carabinieri in alta uniforme i quali, con il pennacchio in testa e la spada sguainata, entusiasmano il pubblico romano di Piazza di Spagna.
Scheda a cura di Davide Larocca
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