Film girato agli studi Fert di Torino.
«[...] Bacicin diventa milionario era tratto da un libro per ragazzi – impostato su racconti con gli stessi personaggi, tre fratellini – di Giana Anguissola, I tre. Fra i programmi dell’Ancora vi era la riduzione per lo schermo di altri due episodi dello stesso libro, di cui la casa di produzione aveva acquistato i diritti. Secondo Primi Piani, deus ex macchina della Dora e dell’Ancora era l’avvocato Giacomo Burco, anche se il pacchetto azionario era controllato dalla famiglia Cella, Arturo, Aldo, Mario. Può essere interessante sottolineare che il piccolo protagonista di Bacicin diventa milionario si chiamava Ferruccio Burco» (A. Friedmann Tra Torino e Venezia, Torino, Associazione F.E.R.T., Torino, 2000).
«L’attività cinematografica torinese [...] non ha soste. Mentre infatti sono in preparazione due altri film, che presto andranno in cantiere, negli stabilimenti della F.E.R.T. la Ancora Film sta girando, con la regia di Domenico Valinotti, un cortometraggio su soggetto di Gianna Anguissola. Si tratta di un racconto, tratto dal libro per ragazzi I Tre, che la scrittrice ha ceduto, con altri due, alla Casa suddetta. Questo che si sta girando è Baciccin diventa milionario, al quale prendono parte, in primo luogo, tre bambini: Ferruccio Burco, Maria Sivieri, Ernesto Bottigelli, e poi un gruppo di attori, diremo così maturi, quali Nina Artuffo, Luigi Garetto (Bacot), Carlo Artuffo, Tina Scotti, Pasquale Piatti e Antonio Buzzola. Non crediate, però, che questo sia un film per bambini; esso è fatto per il pubblico di adulti che si divertiranno nel vederlo, tanto quanto i piccoli spettatori: é, in altri termini, un normale cortometraggio da servire a concludere uno spettacolo cinematografico. Ora laggiù, alla FERT, capita che, mentre Valinotti, pittore e regista fa diventare milionario Baciccin, e i tre bimbi-attori si divertono come a un loro gioco preferito, anche se hanno il visino impiastricciato di cerone e sfidano impavidi l’accecante luce dei riflettori, Silvio Giacotto, appassionato di cinematografia, gira per conto suo, a “passo ridotto” le scene del film. Ho domandato a Giacotto qual è lo scopo di questa sua eccezionale fatica, ma nel rispondermi, è stato molto evasivo. Ciò vuol dire che, dopo certe esperienze subite, egli non fa rivelazioni a nessuno, per una certa diffidenza persino verso chi, come me, non può essergli concorrente in quantochè si occupa di cinematografia per doveri giornalistici» (A. Baretta, “Primi Piani” n. 12, 1944).