Altri titoli: Qui chauffe le lit de ma femme?
Regia Ugo Tognazzi
Soggetto Antonio Leonviola
Sceneggiatura Antonio Leonviola, Ugo Tognazzi
Fotografia Alfio Contini
Operatore Remo Grisangi
Musica originale Armando Trovajoli
Montaggio Nino Baragli
Effetti speciali Stacchini
Scenografia Giovanni Natalucci
Arredamento Luigi Urbini, Sandro Tognazzi
Costumi Luca Sabatelli
Trucco Maurizio Trani
Aiuto regia Ricky Tognazzi, Mauro Cappelloni
Interpreti Ugo Tognazzi (avvocato Mario Marani), Edwige Fenech (Francesca, sua moglie), Orazio Orlando (avvocato BorderĂ²), Paolo Bonacelli (Antonio Marani), Massimo Serato (Bocconi), Luc Merenda (Restrosi), Veruschka (amante di Mario Marani), Piero Mazzarella (Riva, il portinaio), Micha Carven (Lorenzo Macchi), Pietro Brambilla (Duccio Riva), Yanti Somer (amica moglie di Bocconi), Mara Venier (Liliana Bocconi), Laura Bonaparte (sua amica), Angelo Pellegrino (funzionario ministero), Mario Bernardi
Direttore di produzione Ennio di Meo
Ispettore di produzione Paolo Gargano, Angelo Zemella
Produzione Edmondo Amati per Fida Cinematografica, Maurizio Amati per New Film Production
Distribuzione Fida International
Note Nulla Osta n. 69.250 del 20.10.1976; 2923 metri.
Dialoghi: Enzo Jannacci, Giuseppe Viola; colore: Telecolor; assistente operatore: Franco Sterpa; microfonista: Domenico Dubbini; assistente al montaggio: Gino Bartolini; abiti di Ugo Tognazzi: Giorgio Armani; parrucchiere: Paolo Borzelli; altri interpreti: Egidio Casolari, Anna Maria Contini, Vincenza Lambarella, Libera Martinelli, Augusto Mazzotti, Franco Odoardi, Giuseppe Santobuono, Giuseppe Viola; segretario di produzione: Giandomenico Stellitano; segretarie di edizione: Marisa Agostini, Patrizia Zulini
Prima proiezione pubblica: 26.10.1976
Alcuni esterni sono stati girati a Torino e Moncalieri (TO).
Sinossi
Mario Marani è un facoltoso avvocato che lavora alle dipendenze di una grande multinazionale. Insieme alla moglie, la bella Francis, appartiene alla Milano che conta. Ha anche una splendida amante, ma nonostante ciò è molto geloso della sua legittima consorte. Un giorno torna a casa senza preavviso e scorge nell’armadio due piedi, inequivocabilmente maschili; anziché sfogarsi in una scenata di gelosia, l’uomo chiude a chiave l’armadio e porta Frances a fare una vacanza improvvisata a Torino e in Valle d’Aosta. Durante il viaggio l’uomo inizia a fantasticare sulle infedeltà della moglie, diventando sempre più ossessivo. Al ritorno a casa scopre che il malcapitato rinchiuso nell’armadio è il figlio del portiere, interessato ai fucili da caccia di Marani e non a Francis. Ormai Marani, però, non riuscirà più a scacciare tutti i suoi “cattivi pensieri”.
Dichiarazioni
«Se nel film c’è un difetto è proprio che non è comico, considerando che lo dirigo e lo interpreto io. Quello che volevo era di creare dei personaggi facilmente identificabili, dare loro una fisionomia definendone l’ambiente (quello del jet set milanese), le simpatie politiche (di destra), i rapporti sociali (fatti di ipocrisia e arrivismo). La mia ambizione, insomma, era di fare un prodotto che si discostasse dalla convenzione; curando prevalentemente il tirante giallo e con l’occhio attento alla commedia all’italiana, per dare contorni convenzionalmente riconoscibili al personaggio e alla vicenda» (U. Tognazzi,”la Repubblica”, 23.10.1976)
«Per quello che riguarda Cattivi pensieri, avrei dovuto fare le musiche o qualche altra parte tecnica, ma non mi sono trovato in accordo con Ugo. All’epoca io ero in voga, avevo avuto la nomination all’Oscar, una serie di riconoscimenti, guadagnavo parecchio, forse ero anche un po’ montato e non sopportai che Tognazzi volesse impormi cosa fare. Così gli dissi che come colonna sono per il suo film poteva usare dei dischi e me ne andai. Come amici, comunque, abbiamo mantenuto un ottimo rapporto. Tognazzi soprattutto come attore era straordinario. [...] Aveva una capacità naturale di dare spessore ai personaggi» (E. Jannacci, in F. Francione e L. Pellizzari, a cura, Ugo Tognazzi regista, Falsopiano, Alessandria, 2002).
«Tognazzi attore, la cui presenza soddisfa sempre per estri spiritosi e sapienza di pausa, si fa preferire a Tognazzi regista che non sembra essersi accorto come il film, partito bene, da una gustosa trovata, si vada via via afflosciando e appesantendo in una faticosa e alla fine confusionaria monotonia di sviluppi, aggravata da un linguaggio da trivio e da crude situazioni priapesche. Anche come satira di certo costume e di certo linguaggio, il film pecca di troppo facile contentatura, adottando soluzioni ormai abusate sino alla maniera. Piacevole da principio e poi soltanto a sprazzi, forte nell’attore, il film coinvolge la bella Edwige Fenech» (L. Pestelli, “La Stampa”, 29.10.1976).
«[Cattivi pensieri] ha una buona partenza: divertente, con le gags che esplodono al momento giusto, grazie a un meccanismo ben congegnato. Ma via via che si inoltra nella vicenda, questa pare per quella che è: un pretesto per spogliare la Fenech e farle vivere situazioni canoniche della commedia erotica all’italiana. [...] Bisogna però dare atto a Tognazzi di aver saputo spogliare la sua partner con eleganza» (C. Cosulich, “Paese Sera”, 29.10.1976).
«[...] Cattivi pensieri è un’altra prova del basso livello professionale che è ormai la media del cinema italiano digestivo. Tolte rare eccezioni, non si sa più scrivere una sceneggiatura decente, oggi in Italia. Le responsabilità maggiori, infatti, sono di sceneggiatura. So con sicurezza che Bernardino Zapponi è una persona colta, uno scrittore accorto, uno sceneggiatore che non manca né di ingegno né di esperienza: perché mai, altrimenti, Fellini l’avrebbe scelto come collaboratore di Satyricon e Roma? Coma fa, dunque uno Zapponi a scrivere un testo comico sulla gelosia (con pretese di satira sociale anticapitalista per giunta) così vecchio e anacronistico, così prebellico come Cattivi pensieri? Come fa un attore come Tognazzi, che pure è amico di Marco Ferreri, a non rendersi conto - a parte i grevi e pecorecci lazzi di cui infiora la sua farsa giallo-rosa – che quel finale (il ladro nello sgabuzzino che, forse, è un extraparlamentare) non è soltanto reazionario ma contraddice le sia pur goffe intenzioni satiriche del resto? La protagonista è Edwige Fenech, attrice, per definizione, di là dal bene e dal male» (M. Morandini, “Il Giorno”, 2.1.1976).
Scheda a cura di Davide Larocca
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