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Persone |
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Massimo Scaglione
Garessio (Cuneo), 1931
Regista
Laureato in Lettere all’Università di Torino, svolge un’intensa attività di critico cinematografico e di saggista, prima di vincere un concorso alla Rai Tv come regista nel 1955. Nello stesso anno diventa aiuto-regista al Teatro Stabile di Torino e fonda il Teatro delle Dieci, una compagnia con la quale mette in scena, spesso per primo in Italia, i lavori di Jonesco, Beckett, Genet, Adamov, Mortimer, Pavese, Fenoglio, Primo Levi, Sciascia e Arpino. Con il Teatro delle Dieci, grazie anche alla collaborazione di Gipo Farassino, attua anche un recupero della cultura piemontese, progetto che porta avanti attraverso numerose pubblicazioni. Per trent’anni, dal 1962 fino al 1992, anno in cui decide di lasciare la Rai, dirige più di mille programmi in radio e in televisione, tra i quali Mocambo Bar, che lancia il cantautore Paolo Conte, Le storie di Arlecchino, sulla Commedia dell'Arte, Parti femminili, due atti unici di e con Franca Rame. Uno dei suoi ultimi lavori televisivi è la parodia de I promessi sposi, con i comici Lopez, Solenghi e Marchesini, andata in onda sulla Rai nel 1990. Dirige inoltre centinaia di commedie originali e sceneggiati alla radio e alla TV, tra i quali: Albert Einstein, Henry Fabre, Il versificatore (da Primo Levi), Grand Hotel Follies, Una nuvola d’ira (da Arpino), Tribunale di divorzio, Ancora un giorno (da Joseph Conrad) e Histoire du soldat (da Strawinsky). Nel campo del teatro lirico inaugura il Piccolo Regio di Torino con Prima la musica poi le parole di Salieri e prosegue poi con Tosca al Palazzetto dello Sport. Al Teatro Regio allestisce Il matrimonio segreto di Cimarosa, al Verdi di Trieste le operette Fior d’Haway, Il paese del sorriso, Sogno d’un valzer. All’Opera di Roma e alle Terme di Caracalla mette in scena La fanciulla del West, all’Ente Lirico di Cagliari la Carmen di Bizet, al Bellini di Catania Il paese del sorriso, alla Corte Malatestiana di Fano Nabucco, Don Pasquale, Elisir d’amore. Per la sua attività vince numerosi riconoscimenti, tra cui il premio IDI e il premio Regia Televisiva nel 1991. Scrive molti saggi sulla storia del teatro (in particolare su quello piemontese) e sulla televisione, tra cui Lo spettacolo televisivo per la Utet, Attori sotto la Mole (editore Il Punto), Saluti e baci (La Stampa), Le dive del ventennio (Lindau), I miei primi quarant’anni di Rai Tv (Bulzoni). Dirige la scuola di recitazione della Famija Albeisa e da anni svolge anche attività didattica presso Spazio musica di Orvieto e Accademia della voce di Torino. È stato per alcuni anni docente del Dams dell’Università di Torino nei corsi di Teoria e tecnica del linguaggio radiotelevisivo, Storia del teatro piemontese e Storia della drammaturgia radiofonica.
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Ricordo quello che mi disse una famosa attrice dell’epoca fascista, Maria Denis, a proposito di Torino e che notai anche io quando fui più grande: “la vostra è una città grigia, ma non nel senso cupo del termine. Il grigio di Torino è un grigio brillante, luminoso che rende tutto molto poetico”. Ecco questa è una cosa che penso anche io oggi quando la guardo e continuo a trovarla incredibilmente bella. Io ho avuto l’opportunità di lavorare in diversi posti, soprattutto a Roma, dove, non lo nego, nei periodi in cui giravo stavo benissimo, ma Torino restava nel mio cuore e così appena potevo prendevo un aereo e tornavo a casa. Dopo il lungo periodo di chiusura artistica che questa città ha vissuto, ora è bellissimo riconoscere di nuovo in Torino la capitale del cinema.
(Dichiarazione originale)
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