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Persone |
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Luciano D'Onofrio
Carignano (TO), 1964
Regista
A quindici anni inizia a suonare la chitarra elettrica in gruppi post-punk. La musica lo porta presto ad incuriosirsi ed appassionarsi anche di cinema, di letteratura, di arte; così, dopo una formazione tecnica, si iscrive alla Facoltà di Lettere Moderne. Nel periodo universitario, frequenta le lezioni di Storia e Critica del Cinema e decide di passare dietro la macchina da presa, realizzando due cortometraggi in Super8. Dopo un corso per tecnici e operatori video e un lungo apprendistato, nei primi anni Novanta incontra la cooperativa Index di Pier Milanese, tramite la quale collabora con diversi registi e documentaristi torinesi come Alberto Signetto, Armando Ceste, Claudio Paletto e Daniele Pianciola. Contemporaneamente si dedica alle più disparate sperimentazioni video nei luoghi dell’underground non solo torinese: videodocumentazioni, videoinstallazioni, rassegne e performance nell’era del video analogico e del vhs. Nel 1998, durante la partecipazione al documentario di Alberto Signetto Conversazioni con Robert Kramer, su e con il cineasta della contestazione americana, instaura un legame di amicizia e collaborazione con Monica Affatato. Sempre in quegli anni inizia a lavorare in qualità di operatore e montatore (e anche attore) con Daniele Gaglianone. Nei primi anni del 2000 si consolidano le collaborazioni con Pier Milanese, Alberto Signetto, Armando Ceste e Daniele Gaglianone. Con i primi due è in Grecia a documentare i set di Teo Angelopoulos e poi le demolizioni dei palazzoni di Via Artom a Torino. Per Gaglianone è invece operatore e montatore del documentario sull’IPCA di Ciriè, fabbrica di coloranti nocivi per l’uomo. Per e con Armando Ceste è operatore nei suoi film Abdellah e i suoi fratelli (2000), Rosso/Askatasuna (1999) e Amoremorte (2007). Negli stessi anni tra l’altro realizza come autore: I tempi stanno cambiando (2001), L’alluvione in Val Vigezzo (2003), Sparate sempre prima di strisciare (2002). Nel 2004 insieme a Pier Milanese, Monica Affatato, e il producer Maurizio Perrone, decide di formare una nuova società di produzione, Route1. Con Monica Affatato, tra 2004 e 2005, realizza il documentario auto-prodotto Metamorfosi, su e con l’artista post-transgender Veet Sandeh. Ancora in collaborazione con l’amica scrive e dirige, nel 2009, il documentario La voce Stratos.
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Torino è una città che mi odia, da cui ho cercato di scappare più volte senza riuscirci. È una città fatta da tanti recinti invisibili che raramente si riescono a scavalcare, quasi mai ad abbattere. Recinti fisici e recinti mentali. In questi recinti però a volte nascono esperienze importanti. Perché a volte Torino riesce ad essere una città folle, o meglio, riesce a rendere così folli alcuni suoi abitanti che i recinti vengono scavalcati e qualche volta per un momento abbattuti. Si squarciano veli sull'ignoto.
Di Torino personalmente mi sono interessato da sempre più del suo lato underground che della città ufficiale, anche dal punto di vista cinematografico. Dal punto di vista professionale Torino è una città che stimola molto più di altre, ma che offre ancora pochi sbocchi, sia a livello locale che al di fuori dell'Italia, pur essendo all'avanguardia sia come Film Commission, sia con strutture quali la FERT, Antenna Media e tanti piccoli ambienti (recinti?) in cui si realizzano cose a volte straordinarie. Così a Torino riescono a convivere segretamente esperienze fuori dall'ordinario. In tanti piccoli (a volte un po' asfissianti) recinti.
(Dichiarazione originale)
Collegamenti Film | titolo | regia | data | note | Un inverno invisibile | Monica Affatato, Daniele Gaglianone | 1999 | Italia, MiniDV, 15', B/N e colore | Non si deve morire per vivere | Daniele Gaglianone | 2005 | Italia, DvCam, 35', Colore | Tempi di Torino | Beppe Calopresti, Claudio Paletto | 2006 | Italia, 35mm, 14', Colore | La voce Stratos | Luciano D\'Onofrio, Monica Affatato | 2009 | Italia, HDV, 110', B/N e colore |
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