Camminando per Torino scopri nel raggio di pochi isolati, e in alcuni casi di pochi metri , il barocco e le ville liberty di inizio 900, la case popolari degli anni Venti, Cinquanta e Sessanta, i loft postmoderni, l’archeologia industriale e  le fabbriche ancora in attività. Ogni trasformazione della città  non cancella quelle precedenti ma si affianca ad esse, in una compresenza che è quasi impossibile trovare altrove. Alla compresenza architettonica corrisponde una speciale compresenza “antropologica”. Fabbricati, persone e personaggi si sfiorano, si confrontano, si parlano su una sorta di terreno comune che è la città stessa e tuttavia mantengono inalterata una loro ineguagliabile specificità, come figurine di  un quadro di Bruegel passato nella centrifuga .

Questo, credo, rende Torino un set speciale in cui è possibile raccontare storie e creare immagini diversissime.Tutte però innervate da una sottile atmosfera (la torinesità ?!?) che in qualche modo le lega, le accomuna, le mette in contatto e crea cortocircuiti imprevisti. Ed è forse in questa atmosfera impalpabile che sta il segreto cinematografico della città.

(Dichiarazione originale)