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Persone |
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Giuliano Montaldo
Genova, 22.2.1930
Regista
Esordisce nel mondo del cinema come attore con la Cooperativa Produttori Cinematografici ricoprendo ruoli secondari in Achtung banditi! e Cronache di poveri amanti di Carlo Lizzani, Gli sbandati di Francesco Maselli e Terza Liceo di Luciano Emmer. Dopo alcune esperienze come aiuto regista di Lizzani (Esterina) e Petri (L'assassino), collabora con Gillo Pontecorvo in La lunga strada azzurra, Kapò, La battaglia di Algeri. La sua prima regia è Tiro al piccione che presenta alla Mostra di Venezia nel 1961. Nel 1965 scrive e dirige Una bella grinta, cinico ritratto dell'Italia del boom economico, premiato al Festival di Berlino con il Premio speciale della giuria. La sua carriera cinematografica prosegue con una “trilogia del potere” composta da Gott mit uns - Dio è con noi (1969), Sacco e Vanzetti (1971), Giordano Bruno (1973). Con L'Agnese va a morire (1976) affronta il tema della Resistenza; nel 1982 dirige il kolossal televisivo Marco Polo, girato in Cina, che ottiene grande successo anche all'estero. Grande appassionato di musica lirica, mette in scena a teatro tra l’altro Turandot (1983 e 1999), Bohème (1994), Otello (1994), Il flauto magico (1995), Nabucco (1997), Un ballo in Maschera (1998). Direttore di importanti rassegne e premi cinematografici, è stato Presidente di Rai Cinema.
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Mio padre Paolo era nato in Piemonte, ma nel paese dal nome più genovese che esista: Parodi Ligure, sopra Gavi. Vi sorge il castello di Montaldeo, che è dei Doria. Conoscevo bene Giorgio Doria, l’ultimo rampollo della grande famiglia. Gli dicevo sempre: “Guarda che quel castello appartiene sicuramente al Doge di Genova Leonardo Montaldo, al quale un tuo avo l’avrà sicuramente rubato. Per cui caro Doria, sappi che prima o poi me lo devi ridare”. E lui mi rispondeva: “Va benissimo. C’è da rifare il tetto, sono due o tre miliardi…” Mai avuto il castello. Meglio così, viste le spese di ristrutturazione da affrontare. (www.amnc.it).
Venni a Torino per lavoro prima di Tiro al piccione, perché feci l’aiuto regista di Carlo Lizzani durane le riprese di Esterina. Ho un ricordo bellissimo di quell’esperienza: si abitava a Villa Sassi, si mangiava al Cambio e al Caval d’Brons, si passavano le giornate con la simpatica Carla Gravina e l’esuberante Domenico Modugno. Il film fu girato in replicas relojes de lujo periferia, con la sceneggiatura di Ennio De Concini, ma non ebbe troppo successo. […] Non tornai più a Torino: il cinema mi portò lontano, fino in Nord e Sud America, con Pontecorvo in Jugoslavia e ad Algeri, in Medio Oriente, Tibet, Mongolia, Cine e Africa… […] Ma il mio primo ricordo di Torino è legato alla partita Italia-Inghilterra del 1946. Venni da Genova per vederla, e per la folla allo stadio e il calore della giornata di maggio caddi svenuto. Passai di mano in mano, di testa in testa fino a essere portato in campo oltrepassando le reti di recinzione. Una volta lì fui medicato e potei guardare la partita insieme ai fotografi a bordo campo. Vidi giocare il grande Stanley Matthews da una posizione splendida, tanto che poi vennni accusato dagli amici di aver fatto la scena
(in D. Bracco, S. Della Casa, P. Manera, F. Prono, a cura, Torino città del cinema, Il Castoro, Milano, 2001).
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