Testimonianze: Adriano Panatta.
Nella finale della Coppa Davis tra Italia e Cile, nel dicembre 1976, il tennista Adriano Panatta scese in campo con una vistosa e provocatoria maglietta rossa, per attirare l’attenzione del mondo dello sport e dell’opinione pubblica sul regime di Pinochet. Panatta racconta nel documentario il suo punto di vista, i mesi che precedettero quella finale, le reazioni alla sua vittoria, e il clima sociale e politico italiano degli anni Settanta.
«Un amico, Piero Mascitti, mi ha presentato Calopresti. Lui è uno sportivo e un grande appassionato di tennis. Ci siamo visti un po' di volte prima di girare, alla fine mi ha convinto. Non mi ha mai stressato. È stato molto divertente. Gli chiedevo - "Mimmo, ma io che devo fare? Come devo mettermi?" Lui sereno mi rispondeva "Adriano, stai tranquillo... fai quello che sei". Siamo arrivati in fondo. […] Quella trasferta [in Cile, n.d.r.] è stata incredibile, preceduta da mille polemiche. In Italia mi urlavano "Panatta milionario, Pinochet sanguinario". Ma io volevo giocare per vincere e per di più ero di sinistra: fallo capire alla gente...» (A. Panatta, “La Stampa”, 16.10.2009).
«Non poteva pensare che quella maglietta rossa, attillata e fresca di bucato, sarebbe diventata il titolo di un film. La indossò per protesta nello spogliatoio di Santiago, prima del doppio di Coppa Davis contro il Cile di Pinochet che divenne un caso politico. Adriano Panatta sorride, ricordando quei giorni del 1976, la tensione e poi la grande gioia, l'Italia che vince l'insalatiera d'argento (l'unica conquistata dagli azzurri) e lui, capitano ribelle, ne diventa il simbolo. […] La maglietta rossa è ambientato nella Capitale e racconta quegli anni in cui Adriano era protagonista anche per i suoi amori da copertina» (D. Cotto, “La Stampa”, 16.10.2009).