Italo, un po' malinconico e un po' inquietante, trascorre la vita tra una consumazione onnivora del cinema e le sue angosce esistenziali. L'immaginario filmico e quello del desiderio diventano oggetti fisici, cibi da divorare con voracità maniacale. La volontà di affrontare ogni cosa con intensità viscerale si scontra con le prosaiche difficoltà del vivere quotidiano e con l'impossibilità di realizzare sogni che, forse, è solo possibile narrare. I racconti dei suoi amori sembrano trame di film e le canzoni che ascolta colonne sonore per commentare passioni volutamente irregolari e tormentate. La solitudine della quotidianità, però, intacca amaramente questo universo che vorrebbe essere bigger than life.
«È il compitino degli allievi di una scuola di cinema documentaristico» (E. Verra, Dichiarazione inedita).