Regia Lucio Pelligrini
Soggetto Fabio Bonifacci
Sceneggiatura Fabio Bonifacci, Lucio Pellegrini
Fotografia Fabio Cianchetti
Operatore Giovanni Canevari
Musica originale Roberto Colombo
Musiche di repertorio J. Spaceman, L. Martinez Grinan, C. Porter, Ennio Morricone, Frischmann-Elastica, Nichetti-Godi, Tamponi, Romano-Casacci-Di Leo, Africa Unite, F. De Andrè, Le Tremende
Suono Filippo Porcari
Montaggio Paolo “Sbrango” Marzoni
Scenografia Stefano Giambanco, Giampiero Huber, Daniela Manzo
Costumi Stefano Giambanco, Luciano Capozzi, Virna Venturini
Trucco Francesca Lodoli, Claudia Bastia
Aiuto regia Giovanni Costantino
Interpreti Luca Bizzarri (Luca Cavallero), Maddalena Maggi (Camilla), Fabrizia Sacchi (Blanda Tozzi), Paolo Kessisoglu (Pietro Borsello), Srdjan Todorovi? (Papandreu), Luciana Littizzetto (Commissaria), Giovanni Esposito (Cannavò), Catherine Spaak (madre di Camilla), Erica Urban (Patrizia), Fulvio Falzarano (Carlo), Sandra Ceccarelli (Sabra), Enrico Bertolino (ingegner Pinna), Teresa Maggi (Terry), Angiolina Orsini (madre di Luca), Andrea Santonastaso (studente)
Casting Barbara Giordani
Direttore di produzione Ivan Fiorini, Ladis Zanini
Ispettore di produzione Michele Bitterlin, Diego Maria Gazzano
Produzione Beppe Caschetto per I.T.C. Movie, Medusa Film, con la collaborazione di Tele+
Distribuzione Medusa
Note Assistente operatore: Riccardo Besantini; fotografo di scena: Nicola Casamassima; selezione e supervisione delle musiche di repertorio: Lucio Pellegrini; canzoni: Ladies and Gentlemen We’re Floating Space di J. Spaceman, No me llores mas di L. Martinez Grinan, Always True to You in My Fashion di C. Porter, Sospendi il tempo di E. Morricone, Connection di Frischmann-Elastica, W la felicità di Nichetti-Godi, Movimento ritmico di Tamponi, Strade, Velociraptor, Colpo di pistola di Romano-Casacci-Di Leo, Love Me di Africa Unite, Amore che vieni, amore che vai di F. De Andrè, Non ti fermare di Le Tremende; musica live: Subsonica, Africa Unite, Orchestra Bailam; gruppo musicale live: Fluxus; suono in presa diretta; montaggio del suono: Filippo Bussi; assistente al montaggio: Rosanna Palma; mixage: Pierfrancesco Toloni; assistente scenografi: Chiara Alessio, Valentina Ferroni; sarta: Barbara Bazzani; capo parrucchiere: Michele Vigliotta; assistente alla regia: Maria Silvia Archimede, Fabio Tagliavia; altri interpreti: Andrea Ascolese (fonico spot), Barbara Braconi (infermiera), Giuseppe Cagnetta (bidello), Mauro Farfaglia (ladro), Marco Candiota (vogatore), Giuseppe Gromi (fotografo), Federica Bonani (arpista), Gabriele Baldoni (alcolista), Fabio Ballario (pittore), Antonio Barillari (manager), Paolo Sassanelli, Samuele Bersani, Gianni Costantino; titoli di testa: Maurizio Vitale; segretaria di produzione: Elia Mazzone.
Il film ha avuto il patrocinio della Città di Torino.
Sinossi
Dopo sette anni di vita insieme, Luca, un pubblicitario che ama esibirsi in un gruppo rock, e Camilla, studentessa fuori corso di Giurisprudenza, sono una classica coppia in crisi: non riescono più a convivere, ma neanche a separarsi. Decidono così di ricorrere alla terapia per risolvere i problemi che stanno mettendo in pericolo il loro rapporto. Lui si rivolge a Pietro, psicologo eccentrico, lei a Blanda, analista con tendenze new age. Pietro e Blanda sono in realtà anche loro una coppia in crisi, e la scoperta di avere in cura un uomo e una donna nella loro stessa situazione li porta alla separazione. Né Pietro né Luca si rassegnano alla perdita delle compagne, le quali paiono invece decise a cambiare vita. Le due coppie sembrano intrecciarsi con uno scambio di partner, finché Camilla e Luca sembrano ritrovarsi, mente Pietro sceglie la solitudine.
Dichiarazioni
«Cerco di portare sullo schermo la realtà che mi circonda. In questo senso descrivo personaggi senza prospettive, che si rifugiano nel rapporto di coppia trasformandolo nel loro unico mondo possibile. Tante aspettative portano ben presto alla crisi. […] Ho scelto Torino in quanto qui sono cresciuto e intendevo rappresentarla sullo schermo in una maniera differente rispetto al solito: la città, infatti, viene spesso descritta al cinema come spenta e grigia, io ho cercato di mettere in evidenza la vivacità che la contraddistingue e la sua bellezza» (L. Pellegrini, “La Stampa”, 9.11.2000).
«Fabio [Cianchetti] è eccezionale e lavoro con lui molto volentieri. In Tandem ha fatto un lavoro di forte personalità; a lui devo moltissimo e sono molto soddisfatto del nostro rapporto professionale che si è instaurato. […] Il film parte come una commedia che all’inizio sembra forte e ben strutturata con una strada precisa davanti a sé. Invece poi cambia […] la storia si allarga, si fa corale e intanto va a zig-zag. Più i pecorsi si fanno tortuosi più lo spettatore si sente spiazzato. Ma intanto i sapori aumentano. Dal punto di vista visivo è un film che cerca di trovare un equilibrio tra degli esterni molto piovosi e grigi (sempre girati in location stralunate) e degli interni molto vivi e brillanti dovo sono riuscito ad integrare perfettamente scenografia e costumi con la luce di Fabio. Spero di aver trovato un buon equilibrio tra ciò che volevo mostrare e ciò che ho realizzato. […] Allora insieme allo scenografo Stefano Gianbanco e al direttore della fotografia Fabio Cianchetti abbiamo lavorato sulla luce e sui colori perché mi piace dare un’impronta personale a tutte le scelte che determinano il carattere del film. Per raccontare Camilla e Luca abbiamo privilegiato i colori verdazzurri mentre per Pietro e Blanda abbiamo usato piuttosto i toni del rosso. […] Credo che la caratteristica di Fabio sia quella di avere un suo stile fotografico molto forte e di riuscire ad adattarlo a seconda della storia del film che sta realizzando; considero grandi i direttori di fotografia che, come lui, hanno molta professionalità, grande personalità artistica e soprattutto grande sensibilità ai temi che stanno raccontando. […] Tandem forse somiglia a un film americano, anche se credo che abbia un carattere tutto suo. Più che un riferimento diretto ho voluto metterci tutto quello che mi piace,da Almodovar a Kusturica (non a caso ho voluto uno dei suoi attori preferiti, Todorovic Srdjan). Poi c'è il mio regista preferito Billy Wilder con tutta la sua attenzione maniacale ai dettagli e soprattutto alla recitazione» (L. Pellegrini, “Imaging”, dicembre 2000).
«L'anno scorso [il 1999] E allora mambo! dell'esordiente Lucio Pellegrini fece un piccolo sconquasso al botteghino. Ora la squadra torna al completo con una commedia su un tema attuale come la crisi della coppia. Saggiamente il film non ha pretese di diagnosi, né tantomeno di terapia: quel che si propone è una satira amichevole, che ci faccia sorridere delle nevrosi e dei tic di un'epoca che forse non sa di cosa parla quando parla d'amore. Visto che il risultato è divertente, lo scopo può considerarsi raggiunto; ma con un'amichevole riserva. Se Tandem ha un limite, sta nel voler coniugare due varianti di commedia - la commedia sentimentale e la commedia stralunata - che faticano a far coppia. Che il nocciolo sia da commedia sentimentale lo mostra soprattutto l'happy end finale. Però il tono della rappresentazione (a partire dalla scelta del narratore, convinto che la moglie abbia una relazione con Bill Clinton, fino ai siparietti con la poliziotta Luciana Littizzetto) è esagitato, grottesco, modellato su un comico espressionista che immerge tutto recitazione, scenografie, colore in una specie di vago delirio» (R. Nepoti, “la Repubblica”, 12.11.2000).
«Ma Tandem non vale E allora mambo. Alla premiata ditta Pellegrini (regista) & Bonifaci (sceneggiatore) piace il gioco d'accumulazione: nel primo film un matrimonio raddoppiava, grazie a soldi imprevisti; qui si quadruplica, con due coppie scoppiate che si alternano in scene, mischiandosi alla bisogna, percorrendo le storie diagonalmente. Al centro dell'ironia, queste volta, c'è il logorio dell'amore moderno e le filosofie che hanno trasformato la psicologia in un terno al lotto. La partenza è sprint, ma il fiato corto arriva neanche a metà strada. Gli interpreti sono bravi (con Maddalena Maggi in prima fila), ma l'atmosfera a solo “cariiina” e il film non morde come (forse) gli autori ambivano. Camei-sorprese di Catherine Spaak e del cantautore Samuele Bersani, quest’ultimo nei titoli di coda, quasi la cose migliore, non se la prendano quelli di testa» (A. Fittante, “FilmTv”, 14.11.2000).
«Nella commedia lepida, analisi dei perenni giovani contemporanei e del loro orrore della maturità, alla efficacia dell'impostazione della vicenda non segue una evoluzione sufficientemente nutrita. Tre cose particolari. Prima, la Torino meno conosciuta dei Murazzi di notte, dei lungofiume malinconici, dei quartieri senza palazzi né monumenti né portici ma non senza bellezza. Seconda, il clima sempre litigioso che non dà fastidio ma vitalità. Terza, l'interpretazione di Paolo Kessisoglu, con la testa rasata e la voce emessa in scoppi energici, con gli occhi spesso sbarrati e un sorriso tra astuto e sciocco: espedienti da caratterista usati in modo da fare quasi un protagonista comico. Gli altri attori, Maddalena Maggi, Fabrizia Sacchi, Luca Bizzarri, sono facce comuni, simpatiche: personaggi che si limitano ad essere, come i prigionieri del Grande Fratello» (L. Tornabuoni, “La Stampa”, 13.11.2000).
«Sul piano narrativo il congegno funziona. Con il continua via vai dei quattro sempre più stravolti e sempre meno capaci di uscir fuori dalle trappole che più d'una volta si sono fabbricati da soli. Attorno qualche figura secondaria è ripetitiva fino al tormentone, ma gli sberleffi di cui son fatti segno i vari metodi degli psicologi grazie a una regia in equilibrio fra i sentimenti e il sarcasmo, tendono a trasformare in più momento la commedia in un grottesco pervaso da un umorismo spesso anche segreto. Con risultati tanto più efficaci quanto più vi fanno da commento delle piacevolissime musiche, in una cornice torinese spesso notturna fatta scaturire da immagini colorate e vivide, costruite con sicura eleganza figurativa» (G.L. Rondi, “Il Tempo”, 10.11.2000).
«Dopo il buon esito di E allora mambo!, Lucio Pellegrini con Tandem cambia città ma non squadra. Gira in una Torino pop e stralunata una commedia che procede a zig zag e sopra le righe, avventurandosi tra satira di costume e surrealtà. Il ritmo è frenetico e disordinato, l'intreccio concepito come un gioco delirante di specchi nei quali si riflettono amore e psiche, trentenni perenni e guru sbullonati, l'intatto cast del film d'esordio e le sonorità etniche dei Subsonica e degli Africa Unite. Irruento e scapestrato nella regia e nella recitazione, giovanilista d'indole e wilderiano nelle aspettative, Tandem pedala piste ciclabili non consuete nel cinema italiano, ma sovente s'ingolfa, stravede e strepita troppo, perde tonicità e accumula tossine» (F. Bo, Il Messaggero, 20.11.2000).
Scheda a cura di Matteo Pollone
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