Questo cortometraggio documenta la mostra di Alighiero Boetti alla Galleria Christian Stein di Torino come un rituale dalla cerimonialità fredda, un’austerità a cui attenta, con spirito giocoso, la cinepresa, che si avvicina agli astanti, provocando reazioni di divertimento, sorpresa e spavento, e coinvolge l’artista Aldo Passoni, tra i visitatori della mostra.
«In realtà la macchina da presa si piazza per conto suo: talvolta si ferma davanti ad un’opera di Boetti, talvolta si muove intorno a dei visitatori alla maniera di un serpente che aspetta di arrampicarsi su un albero, talvolta si precipita su qualche personaggio presente allo spettacolo» (Janus, in Nespolo, Art’è, Villanova di Castenaso, 2003).
«In Boettinbianchenero (1967) la macchina da presa si aggira liberamente all'interno dello spazio espositivo, cattura indifferentemente opere e persone, Boetti e visitatori più o meno anonimi, disegna forme visive particolari insieme con casualità e determinazione. Nespolo registra un rituale, fissa con la camera una cerimonialità fredda, nella quale i personaggi dell'arte sembrano rivelare una natura segreta di fantasmi» (P. Bertetto, La tradizione del nuovo nel cinema di Ugo Nespolo, in Nespolo Cinema Time After Time, Museo Nazionale del Cinema, Torino - Il Castoro, Milano, 2008).