Laripresa di particolari irrilevanti attuata in Grazie, mamma Kodak non costituisce un tentativo, da parte di Ugo Nespolo, di «destrutturazione del linguaggio cinematografico con una finalità di ricerca formale. Nespolo non intende seguire quel metodo di “montaggio e riordinamento” del gesto che Barthes considerava “l’attività strutturalista per eccellenza”, ma al contrario punta a creare giochi di non sense, avventure ludiche in cui è la pura invenzione, magari assurda, paradossale, provocatoria, a motivare il film» (P. Bertetto, La tradizione del nuovo nel cinema di Ugo Nespolo, in Nespolo, Art’è, Villanova di Castenaso, 2003).
«Grazie, mamma Kodak rappresenta un omaggio al cinema e come tutti gli omaggi, possiede un carattere di malinconia e di nostalgia, ma anche un po’ d’irriverenza»; il cortometraggio non possiede intreccio narrativo «perché racchiude tutte le storie del cinema» (Janus, Ibidem).