Regia Marco Ponti
Soggetto Marco Ponti
Sceneggiatura Marco Ponti
Fotografia Marcello Montarsi
Musica originale Motel Connection
Montaggio Walter Fasano
Effetti speciali Diego Trazzi
Scenografia Roberto De Angelis
Costumi Alessandro Lai
Aiuto regia Fabio Tagliavia
Interpreti Libero De Rienzo (Dante Cruciani), Vanessa Incontrada (Nina), Kabir Bedi (Tolstoj), Remo Girone (padre di Dante), Ugo Conti (uomo in bianco), Massimo De Santis (Mohammed), Michele Di Mauro (Skorpio), Giuseppe Lo Console (Stampella), Fabio Troiano (Smeg), Gianni Carretta Pontone (taxista), Renzo Lori (portinaio), Luca Morino (Jordi), Esther Ortega (Celia), Jairi Vogel (Jean-Luc), Eugenio Allegri (Babbo Natale)
Produttore esecutivo stripslashes(Ladis Zanini)
Produzione Roberto Buttafarro per Rai Cinema, Harold & Motion, Mikado
Distribuzione 01 Distribution
Note 2530 metri.
Titolo di lavorazione: Da nessuna parte.
Girato in Cinemascope; collaborazione alle musiche: Wah Companion, Faccia di Cane, Blaugrana, Rachid, Sur, Modarte, The Art of Zapping, Moivo, Gatto Ciliegia, Architorti, Perturbazione, Margaret, Daybyday, Cletus, U-matic, Doctor Jazz, Verlaine; supervisione acustica: Fabrizio Vespa; suono Dolby Digital; assistenti al montaggio: Alessandra Malvestito, Sarah McTeigue; altri interpreti: Suad Regadi (Nur), Maconda Dezardelle (Mugabi), Germana Pasquero (Numero uno), Vanessa Compagnucci (Louise), Vito Miccolis (marito di Celia), Mandala Tayde (cameriera), Mao Gurlino (receptionist Grand Hotel), Simona Nasi (donna bionda) Valeria Solarino, Diego Casale.
Il film è stato realizzato con il supporto della Film Commission Torino Piemonte.
Locations: Torino (Porta Palazzo, Hotel Meridien, Museo Egizio, via Vanchiglia, corso Valdocco, piazza Albarello, via Lancia, via S. Antonio da Padova), Barcellona, Milano e Roma.
Sinossi
Il giovane Dante Cruciani, stanco di lavorare come pony express e minacciato da una banda di malviventi a cui deve restituire dei soldi, lascia Torino e parte per la Spagna, ma alcuni inconvenienti lo costringono a ritornare presto a casa dove conosce Nina, una hostess spagnola che è obbligata a restare a Torino per qualche tempo a causa di uno sciopero delle linee aeree. Per procurarsi i soldi da restituire ai poco raccomandabili creditori, Dante organizza una rapina insieme ad un gruppo di amici.
Dichiarazioni
«Il supporto che la Film Commission può dare ad una produzione torinese, che quindi non ha bisogno di vedere i luoghi, è di aiuto logistico e di agevolazione nella concessione dei permessi per girare. È una realtà innovativa che ha fatto fare un salto a Torino. […] il film è ambientato in due mondi diversi, quello fatto da gente comune che convive con l’immigrazione, e quello più particolare come aeroporti e grand hotel, dato che la protagonista è una hostess spagnola. Gireremo nel nuovo hotel Meridien del Lingotto, che si chiamerà “Art and Tech” e sarà una struttura fantastica progettata da Renzo Piano. […] Tolti i due protagonisti, gli attori saranno tutti torinesi. La nostra città è piena di giovani attori straordinari. Uno di questi verrà fuori alla grande, ed è Giovanni Carretta Pontone che interpreta il personaggio divertente del tassista, una sorta di angelo custode della protagonista» (M. Ponti, “la Repubblica”, 18.7.2003).
«Descrivo un gruppo di persone che, prese ad una ad una, possono apparire deboli, ma, messe insieme, riescono a fare la cosa più importante della loro vita […] Mi piaceva l’idea di mescolare tanti tipi di commedie diverse dentro lo stesso film, di fare come un frullato che tiene insieme tutto. Il personaggio interpretato da Libero De Rienzo si chiama Dante Cruciani come Totò nei Soliti ignoti e questo vuol essere un omaggio dichiarato alla più bella commedia del cinema italiano […] Torino l’abbiamo considerata una città-laboratorio dove avvengono incontri tra persone provenienti da mondi e contesti sociali differenti, spesso in conflitto. Come dicono gli americani un melting pot, un crogiuolo. In A/R ci sono pochi personaggi italiano al cento per cento. O, meglio, ci sono tanti “nuovi italiani”. Come per dire che c’è un nuovo modo, per me più bello e ricco, di vivere in questa penisola disastrata» (M. Ponti, “La Stampa”, 28.3.2004).
«Da Santa Maradona ad oggi sono successe un sacco di cose. Dal punto di vista professionale indubbiamente un cambiamento c’è stato. Il primo film ha fatto in modo che il secondo fosse realizzato con maggiore tranquillità. Quando sei agli inizi sei tu che devi conquistarti gli spazi, poi la situazione si ribalta e ti viene dato quello che chiedi ed è un cambiamento da non sottovalutare. Dal punto di vista personale non ci sono state trasformazioni radicali; forse acquisti maggiore consapevolezza. Il primo film lo giri all’arrembaggio e tutto ha l’atmosfera magica della “prima volta”. Per il secondo, non hai più quell’entusiasmo galvanizzante dell’esordio, ma sei più concentrato. Ti senti una responsabilità maggiore: la gente ti dà tanto e tu devi restituirgli tanto» (M. Ponti, www.blog.cinema.it/post/1650/marco-ponti-la-seconda-volta).
«In principio fu la carta. Una risma di fogli A4, per essere precisi: la sceneggiatura del secondo film di Marco Ponti, A/R Andata + Ritorno, che riceviamo a Natale 2002. Marco tiene molto a farcelo leggere nel periodo natalizio perché quella è l'ambientazione prevista per il film, che verrà girato a un anno di distanza. È una lettura rapida, scorre, sollecita l'immaginazione. Il secondo passo sono i luoghi: le strade di Torino che saranno parziale location del film. Percorriamo quelle strade con un passo diverso, turisti nella nostra città, negli occhi una curiosità nuova, nelle orecchie le cuffie e la musica che amiamo. Cerchiamo sintonie sonore, loop visivi, un cinema personale fatto. di stop frame, cassa in quattro e suggestioni assolutamente soggettive. La terza tappa è Casa Losai Bis, l'appartamento/studio di Samuel, dove nascono le prime tracce, un magma grezzo che si affina notte dopo notte in una quantità di materiale eterogeneo e personale: musica elettronica scaldata dagli strumenti analogici, chitarre acustiche e Moog, Wurlitzer e Jupiter, l'Hacienda di Manchester e il Velvet di Rimini. I Motel Connection delle colonne sonore non sono un gruppo dance, lo diventano in una fase successiva, nei remix, nei live. […] Mandiamo il primo demo a Marco Ponti mentre iniziamo a lavorare ai testi con Enrico Remmert: nelle parole c'è lo stesso malessere dei lavori precedenti, ma qui scopriamo mano a mano una vena onirica e sensuale più marcata. Le tracce si trasformano in canzoni, ci chiudiamo in studio con Cipo - il nostro fonico - per tutto agosto e settembre. A fine mese siamo pronti a consegnare a Ponti un primo risultato. Intanto iniziano le riprese del film, che seguiamo fase per fase, vedendo e rivedendo i premontati, provando interminabili sync delle tracce sulle immagini e realizzando, quando necessario, materiali aggiuntivi. Il passo successivo è l'editing definitivo sul montato. Quello finale sarà la strana sensazione di riascoltare quindici mesi in un un'ora e, mezza, dentro una sala cinematografica» (Motel Connection, “TorinoSette – La Stampa”, 1.4.2004).
Marco Ponti si cimenta nuovamente, dopo l’esordio di Santa Maradona, con una vicenda di insoddisfazione giovanile: questa volta il protagonista del suo film è un pony express che si mette nei guai quando cerca di cambiare vita e andarsene via da Torino. La città costituisce uno scenario molto presente e importante: appare al tempo stesso raffinata, elegante, multietnica, caotica, moderna, misteriosa e popolata da personaggi picareschi e strampalati. Dante e coloro che si muovono intorno a lui costituiscono una vera e propria “tribù” sbandata e variopinta: dal compìto, disponibile e protettivo facchino del grande albergo, al portinaio “veggente”, alla vecchia coppia sul balcone, al carcerato che offre al figlio affettuosi consigli criminali, alla buffa gang di malviventi, al tassista che fuma spinelli e urla contro Berlusconi.
Il nome del protagonista, Dante Cruciani, è quello dell’esperto scassinatore in domicilio coatto interpretato da Totò ne I soliti ignoti di Mario Monicelli, per cui appare evidente la citazione di uno dei più importanti film della Commedia all’Italiana degli anni Sessanta. Ma nel film di Monicelli i personaggi erano dei poveracci inetti e perdenti, i quali si impegnavano in un’impresa superiore alle loro capacità e riuscivano a mettere le mani soltanto su una pentola di pasta e ceci; i personaggi di Ponti, invece, per quanto non siano per nulla credibili come ideatori ed esecutori di un complesso piano criminale, riescono a mettere le mani sul bottino. Oggi pare che il pubblico, avvezzo al “buonismo” che passa in televisione, non sia più disponibile a ridere di vicende piene di cinismo, cattiveria, autocritica, come quelle che quarant’anni fa caratterizzavano le opere di Risi, Monicelli e Scola.
Il regista, per quanto giovane e al suo secondo film, dà prova di ottime capacità tecnico-linguistiche. «Occhio a Marco Ponti, se già non lo tenevate d'occhio da Santa Maradona. Con il cinema ci sa fare, se fosse un pesce sarebbe la sua acqua. Impressiona, senza offesa, che il film sia fatto di niente: uno scintillante involucro che non contiene quasi nulla. Erano meglio quegli esordi italiani che avevano o sembrava avessero molte cose da dire e le dicevano male, oppure questo che non hanno o sembra non abbiano da dire ma lo dicono benissimo? Nessun dubbio, la seconda. I contenuti fanno in tempo a maturare, se si sa raccontare. Del resto, per dirne uno che ha fatto scuola, Tarantino docet. […] La notte d'amore tra i due è tanto assurda quanto da memorizzare tra le scene d'amore più riuscite di sempre, e Vanessa Incontrada è incantevole come Julie Christie. Anche il resto, citazione velocizzata de I soliti ignoti, fila come olio. Complimenti, un mazzetto di dieci giovani registi così - forse ci siamo - e il cinema italiano può smetterla di piangersi addosso» (P. D'Agostini, “la Repubblica”, 2.4.2004).
La critica ha per lo più apprezzato l’abilità alla macchina da presa dimostrata da Ponti, il suo complesso lavoro di montaggio, la sua capacità di costruire uno spettacolo che rispecchia miti, desideri, aspirazioni dei giovani di oggi. A/R andata + ritorno si presenta come una «prova di autenticità e di fedeltà nei confronti di un pubblico giovane che ama vedersi ritratto in maniera verosimile, ma anche lontana dall'happy ending catartico spesso obbligatorio del cinema hollywoodiano […] la regia esagera con gli split screen (lo schermo diviso a quadri), con le sovrascritte e tutto un campionario di riprese (teleobiettivo, camera mossa, sfocature, inquadrature sbilenche) che fa molto trendy in pubblicità ma fa venire il mal di testa al cinema» (M. Spagnoli, “Vivilcinema”, n. 2, 2004).
La sceneggiatura pare scritta in modo molto accurato, ma non sempre lo spettatore viene messo nella possibilità di riconoscere il livello surreale che caratterizza tutta la vicenda. Personaggi, eventi, risvolti narrativi, struttura drammaturgica risultano infatti incoerenti, superficiali, inverosimili se giudicati sul piano del realismo, ma appaiono molto divertenti e funzionali se considerati in una dimensione onirica, fantastica. «Il secondo lungometraggio di Marco Ponti […] è una commedia incontrollata che sembra aspirare alla comicità surreale o al realismo magico: e che non si arriva. In questo senso è però felicissima la scelta di ambientare il film a Torino, capitale de l’”Italie Magique” molto ben fotografata da Marcello Montarsi» . (L. Tornabuoni, “La Stampa”, 4.4.2004).
Il protagonista, proprio perché radicato nella realtà in cui vive, tenta continuamente fughe in una dimensione onirica, fantastica. «Parte tutto da qui, dal corpo e dallo sguardo di Dante, come fosse una sua creazione o un suo prolungamento, il mondo favolistico, grottesco, stralunato che popola il film: esiste solo attraverso le domande e le risposte di Dante, per via dei suoi gesti e dei suoi tempi, della sua routine e dei suoi itinerari. […] Insomma, le storie, come si sa, accadono soltanto a chi sa raccontarle. E Dante è un curioso, amabile, fantasioso cantastorie, attraverso il cui sguardo prende vita un mondo […] dove c’è posto per tutto, dove la realtà lievita e le favole atterrano e magari si svelano per quello che sono» (L. Malavasi, “Cineforum”, n. 434, 2004).
«Un film meticcio (la seconda opera di Marco Ponti dopo il successo di Santa Maradona), che parte come una commedia (con una strizzata d'occhio a I soliti ignoti; non a caso Dante Cruciani era il nome di Totò nel film di Monicelli), un po' film romantico e, alla fine, poliziesco. Un'opera che parte dalla Spagna per poi collocare le storie a Milano, Torino, Roma, città emblematiche del "melting pot" mediterraneo, in cui gli incontri si mescolano e si incrociano in un crocevia di culture e destini. Le riprese scorrono a ritmo veloce con l'uso della cinepresa a spalla, colori cupi che contrastano con le luci natalizie delle metropoli, una colonna sonora elettrica dei Motel Connection e di altri gruppi di giovani torinesi che, con un magrebino che canta in arabo e un pezzo metal, creano il commento più adatto per descrivere un'Italia varia, disastrata, grottesca, confusa, ma pulsante perché l'importante è essere sempre capaci di tornare da dove siamo venuti e non gettare via il passato per poter fare continuamente i conti con la vita. E il film è dedicato a Kurt Cobain (leader dei Nirvana) che ha bruciato la sua»» (A. Montesanto, “Film” n. 69, maggio-giugno 2004).
«Simile nelle intenzioni a Santa Maradona ma decisamente più incline al romanticismo è A/R Andata + Ritorno (2004) […]. Restano immutate tanto l'ambientazione quanto il tema di fondo del film. La ricerca, cioè, di uno scopo e di un futuro professionale e personale. Il mito del viaggio e della fuga che animano Libero De Rienzo (Dante), adesso protagonista incontrastato della pellicola, sono la risposta ad un presente fatto ancora di incertezze, di lavori occasionali e, quasi conseguentemente, di assenza di rapporti umani che non siano quelli fidati, ma non sufficienti, della solita cricca di amici. Fa sorridere, pur con una punta di amarezza (i due film distano tra loro appena tre anni), rendersi conto che in questa seconda pellicola Ponti abbia voluto ma soprattutto potuto estremizzare quei segni di crisi, economica ma non solo, che già animavano Santa Maradona, e, servendosi nuovamente del capoluogo piemontese, riprendere cambiamenti non più in atto ma, ormai, cristallizzati sull'onda di un berlusconismo (citato disperatamente da uno dei personaggi secondari meglio riusciti) pienamente maturo e consapevole. Volti e personaggi richiamano il primo film, sia perché il cast è il medesimo in molti dei suoi componenti, sia per la somiglianza dei caratteri portati sullo schermo e, ancora una volta, per quella vena surreale e paradossale che colora quasi la totalità dei dialoghi, inclusi quelli di natura più sentimentale fra il protagonista e una Vanessa Incontrada qui nelle vesti di una hostess rimasta forzatamente bloccata a Torino a causa di uno sciopero generale (riferimento, neanche troppo velato, alla reale situazione politica del Paese). Viene forse a mancare un po' di spontaneità e di freschezza rispetto al primo lungometraggio, cosa dovuta probabilmente alla necessità di concentrarsi maggiormente sulla storia d'amore (per quanto apprezzabile sia il finale aperto e non del tutto consolatorio) piuttosto che su tutto quello che ci gira intorno, ma Ponti si conferma, alla sua seconda prova, regista attento tanto all'aspetto narrativo quanto alla costruzione e al senso dell'immagine. Ed il suo successivo impegno nel mondo del videoclip musicale ne è fruttuosa testimonianza. Per quanto commedie, pur sui generis, sia Santa Maradona che AIR Andata + Ritorno riescono, ed è questo probabilmente il loro miglior pregio, a nascondere, fra le pieghe di narrazioni semplici e divertenti, e dietro le maschere di personaggi bizzarri ed in parte pirandelliani, piccoli affreschi di una realtà mai analizzata superficialmente, e di cui vengono comunicati più dati ed elementi, sociali e generazionali, di quanto non sia lecito aspettarsi» (S. Miceli, “Quaderni del CSCI” n. 6, 2010).
Le musiche, come già in Santa Maradona, sono dei Motel Connection, campioni torinesi della musica elettronica; Gli attori sono adeguati ai loro ruoli; tra di loro spiccano l’indiano Kabir Bedi (qui a suo agio nella giungla metropolitana tanto quanto lo era in quella malese quando interpretava Sandokan), l’ironico Remo Girone (il padre carcerato), il magnifico Michele Di Mauro (cattivissimo, arrendevole e simpatico malfattore), lo stralunato Renzo Lori, la splendida Vanessa Incontrada. Dopo il successo nel precedente film di Ponti, Libero De Rienzo appare qui un po’manierato, fissato nel cliché di se stesso.
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