Dallo studio di Michelangelo Pistoletto parte «un viaggio ironico e irrazionale, che propone una nuova lettura della passeggiata assurda di origine dada e surrealista» (P. Bertetto, in Nespolo, Art’è, Villanova di Castenaso, 2003).
Questo viaggio sarebbe piaciuto certamente a Breton e a Man Ray «per la sua irrazionalità ma anche per la finezza inquietante di questo viaggio apparentemente assurdo ma in realtà impregnato di una strana malinconica, anche là dove ride, o sembra voler divertirsi solamente» (Janus, Ibidem).
Vera protagonista è la grande palla fatta con fogli di giornale pressati: «un oggetto anormale, irregolare, irrazionale, malgrado la sua perfezione geometrica (un’astrazione, insomma)» (Janus, Ibidem) che vorrebbe svelare, attraverso la provocazione, quanto c’è di sconosciuto e inconoscibile sotto la realtà quotidiana. La sfera girovagando per Torino (sono riconoscibili via Madama Cristina, i portici di via Roma, piazza CLN, piazza Castello), interagisce con i passanti che la spingono e l’abbracciano, arriva addirittura a minacciare di modificare la struttura stessa – fisica e mentale - della città.
«Pistoletto, che si è sbarbato di fronte a una lamiera specchiante - la specificità del manufatto artistico è ricondotta a una dimensione quotidiana -, porta a spasso per Torino un'enorme palla. Questo personaggio "fuori norma" mette in crisi una serie di percorsi e di relazioni ovvie. I percorsi consueti del quotidiano. L'enorme palla schiaccia abitudini mentali, comportamenti prigionieri contro i muri ordinati di Torino, irrita le automobili. Anche quando è ferma, fa scandalo. Quando scompare dentro un autobus la città ritrova il suo passo; il racconto di Nespolo è anche una parabola rivolta al lavoro dell'artista come gioco e scoperta di nuove relazioni» (V. Fagone, in Nespolo Cinema Time After Time, Museo Nazionale del Cinema, Torino - Il Castoro, Milano, 2008).