Regia Ugo Nespolo
Soggetto Ugo Nespolo
Fotografia Bruno Dreossi
Musica originale Carlo Actis Dato
Montaggio Marco Sibino
Produzione Associazione Museo Nazionale del Cinema
Note Testo: Edoardo Sanguineti; con la partecipazione di: Edoardo Sanguineti, Gianni Rondolino; realizzazione tecnica: Hope & Hope; organizzazione generale: Massimo Speranza; fotografo di scena: Claudio Marino; troupe: Andry Verga, Fabio Dreossi, Franco Perucca, Gabriele Deny, Riccardo Gallone; service tecnico: Videolook; post-produzione: DBS.
Il film è stato prodotto in occasione della retrospettiva Turin, Berceau du Cinéma Italien organizzata dall’Associazione Museo Nazionale del Cinema presso il Centre Georges Pompidou di Parigi con la collaborazione del Museo Nazionale del Cinema.
Ecco il testo completo di Film/a/To scritto e detto da Sanguineti (con l’indicazione dei film a cui si riferiscono i versi):
Maciste all'inferno
Il camallo sta in Scozia: voglio dire che sta dentro le grotte
Di Castellana: e lotta, quasi muto, con due sue belle diavole:
I topi grigi
Il ladro gentiluomo è proprio un gentiluomo: è Za-la-Mort:
ma i Topi Grigi sono topi, proprio: e poi c’è Za-la-Vie:
Cabiria
Arriva Massinissa: liberi tutti, e Cabiria la scampa:
chi è bravo è Fulvio Axilla: anche meglio è Maciste, che è un maciste:
Dalla nube alla resistenza
In principio fu il mito: quando la storia arriva, ecco la storia
Di un bastardo qualunque: la fucilata, l’impiccato, ecc.:
Addio, giovinezza!
Gli studenti dell’11 sono al bivio, tra la Dorina e l’Elena:
ogni dottore è un Mario: la vita è un portafoglio ricamato:
I compagni
Grottesco è il professore, Mastroianni che fa l’agitatore:
lo sciopero fallisce: ma buona è la puttana Girardot:
Riso amaro
la collana era falsa: era falso un po’ tutto, veramente:
ma erano vere, e vive, un po’ la Dowling, più ancora la Mangano:
La seconda volta
Gli ha sparato alla testa, la prima volta, Lisa, terrorista:
il sociologo Alberto ce la ritrova, per caso: e per niente:
Profondo rosso
Si cestinano foto: c’è un pianista, del resto: si torturano
lucertole: e la sadica è una bambina: e si uccidono medium:
Maciste alpino
Siamo nel ’17: anche il superforzuto parte in guerra:
evaso da Cartagine, si prende a calci, quasi, il Cecco Beppe:
Ma l’amor mio non muore!
Falso è il nome di Diana Candouleur; perché quella è la Borelli
Cioè Lyda, che è l’Elsa: si avvelena: lei muore, non l’amore:
Il bandito
Ritrovi una sorella, liquidi il protettore: quella crepa:
c’è una Lydia per tutti: che telefona, anonima, e ti fotte:
Le amiche
Clelia incontra Momina: c’è Mariella, con Cesare, con Nene,
che fa la ceramista: c’è Lorenzo – e Rosetta, che si uccide:
Fuga in Francia
Scappa in Francia il gerarca: la cameriera è uccisa:
abbandonato è quel povero figlio: ma se lo adotta il povero Tambien:
Tiro al piccione
Tutto è un frutto del caso: per esempio, che uno ci diventa
Repubblichino è un caso: ma non fu un caso che arrivò Salò:
Il sospetto
Qui si cerca una spia: i sospettati sono quattro:
e l’ipersospettato è Gavino: l’Ovra cattura tutti: Emilio, addio!
La donna della domenica
Come si dice Boston? Nella Torino bene è un forte enigma:
sono tanti i delitti: così, c’è un commissario, che è un romano.
Sinossi
Edoardo Sanguineti racconta la storia del cinema torinese.
Dichiarazioni
«Gli elementi a disposizione per pensare e realizzare questo film sono stati essenzialmente tre. Da un lato c’è la storia del cinema a Torino che è intanto la capitale morale e culla del cinema italiano; ci sono i suoi Topi grigi, il suo Maciste ora all’Inferno ora Alpino, sino a Profondo rosso o La seconda volta e oltre. Ci sono insomma le citazioni. Poi c’è la città, Torino, da riprendere in maniera sghemba, notturna, improbabile, a frammenti. E poi c’è il mio lavoro, il mio segno, un’idea febbrile di catturare il reale, giustapporlo, velocizzarlo, raccontarlo insomma a modo mio. La sorpresa del film è però Edoardo Sanguineti, che diviene una sorta di narratore, di poeta errante e dottissimo cinefilo. La sua presenza è capace di coagulare gli elementi, i frammenti e li rende unitari. Film/a/TO è allora un percorso trasversale nel cinema torinese, la volontà di esibire in maniera non documentaristica i tratti di una magnifica avventura che sta vivendo e vivrà una nuova fulgida stagione» (U. Nespolo, Film/a/TO, Umberto Allemandi, Torino, 2002).
«Per celebrare la nascita del Cinema a Torino (culla del Cinema Italiano) ho realizzato Film-a-To lavoro cinematografico per il quale Sanguineti ha scritto i testi da artista-cinefilo e per il quale si è prestato senza complessi al ruolo d'interprete non privo di qualche ambizione divesca. L'effetto è unico, un attore consumato e raffinato, un poeta che racconta sibillinamente i preziosi incastri di versi messi in atto dalla sua variegata penna» (U. Nespolo, “La Stampa”, 7.3.2007)
Film/a/TO, secondo Stefano Della Casa, «è la migliore sintesi per i cento anni di storia del cinema a Torino. È ben documentata a livello di ricerca, e al tempo stesso è al di fuori da quell’esigenza burocratica di completezza che rende sempre un po’ ingessate le chiacchierate su questo argomento. Ha alla base un testo poetico veramente straordinario ed è scandita da un montaggio che riesce sempre a essere accattivate senza mai cadere nell’altro grosso rischio di questo tipo di operazioni, e cioè la banalità. Riesce, soprattutto, a garantire quella “marcia in più” che è stata la vera caratteristica costante negli anni di tante esperienze di cinema completamente diverso girato sotto la Mole: infatti, è al tempo stesso divertita e colta, orgogliosa e discreta, vissuta e disincantata» (S. Della Casa, in (U. Nespolo, Film/a/TO, cit.).
Il testo di Edoardo Sanguineti riesce a non cadere nelle semplificazioni tipiche del messaggio promozionale, ma interpreta al più alto livello l’impegno di comunicazione istituzionale che veniva richiesto dalla committenza: dare un quadro, una sintesi, un panorama, un’interpretazione della storia del cinema realizzato a Torino e in Piemonte dall’inizio del Novecento ad oggi. Le parole dette dal grande poeta torinese commentano brevi spezzoni di una quindicina di film, mentre sulle immagini scorre la traduzione in lingua francese delle parole stesse. Appaiono anche brani di qualche film dello stesso Nespolo ed alcune immagini di strade, piazze, palazzi di Torino, tra cui piazza CLN, nota location di alcune famose sequenze di Profondo rosso di Dario Argento.
Anche il lavoro compiuto da Nespolo nel realizzare questo film non è affatto dissimile – a livello estetico, stilistico e strutturale – da quello che egli stesso fa nel suo studio quando disegna, dipinge, modella cermiche, realizza variopinti puzzle costituiti da centinaia di piccole tessere di legno. Secondo il grande Enrico Baj, il cinema in sé stesso «è dato da un complesso di fotogrammi, ovvero tessere ottiche, che sovrapponendosi le una alle altre, ci forniscono la rappresentazione di immagini in movimento. Se lasciamo da parte il movimento, possiamo dire che la stessa cosa succede in un mosaico o in un puzzle, laddove l’insieme delle tessere ci restituisce l’immagine: un’immagine che prevale sulle linee-forza (care ai futuristi) della composizione. Il cinema, quindi, è un puzzle che gioca sull’effetto della sovrapposizione delle immagini e sull’incapacità retinica di distinguerle. Nespolo, dentro al cinema, procede a un’ulteriore sovrapposizione: egli procede sempre di più a rompere, frantumare e, direi, quasi frattalizzare le immagini. Le quali ci appaiono, come nell’ultimo film con Edoardo Sanguineti e con un concentrato del cinema italiano delle origini, come una serie ininterrotta di repentine interruzioni visive e sonore, con un ritmo sincopato che raggiunge livelli parossistici. Ogni spettatore diventa un guardone e un fondatore, ossessionato da immagini interrotte, ovvero partecipa ad un continuo coitus interruptus» (E. Baj, in Nespolo, Art’è, Villanova di Castenaso, 2003).
Scheda a cura di Davide Larocca
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