Lo spazio dei nostri film è il nostro spazio, quello della nostra vita quotidiana, dei nostri incontri, delle relazioni che avvengono al suo interno. Siamo noi. La città di Torino, e soprattutto il quartiere dove siamo nati e dove viviamo ancora oggi, Barriera di Milano, è il luogo in cui nascono e in cui vengono girate quasi tutte le nostre storie. È qui che abbiamo conosciuto Maria Jesus, Yang/Cai, Serena/Bing, Zakaria, Zoubida e gli altri protagonisti. 

La periferia di Torino, vista fuori da ogni cliché, si incarna nei suoi abitanti, nei suoi volti, che diventano lo specchio della sua ricchezza e delle sue contraddizioni. Raramente, infatti, nei nostri film viene inquadrato il paesaggio, e se lo facciamo è sempre attraverso un vetro. Piuttosto preferiamo farlo sentire: il suono entra come l’acqua sporca nel sifone della vasca, è un ventilatore sul tappeto della moschea vuota, è la radio del tassista che elenca le vie della città. Lo releghiamo a una stanza, a un ambiente: una moschea sterminata e vuota, una classe di una scuola da cui si intravede il quartiere e le sue case, l’abitacolo di un’auto che entra in un tunnel. Non gli diamo nulla, se non un volto: è lo sguardo di chi cerca la propria identità, come il territorio in continua trasformazione in cui si muovono i nostri “attori”.

(Dichiarazione originale)