Milano, 1 ottobre 1950
Regista
Dopo intense esperienze politiche, si accosta al cinema collaborando con Roberto Faenza a Forza Italia (1977). Debutta nel lungometraggio due anni dopo con Maledetti vi amerò, presentato al Festival di Cannes e vincitore del primo premio a Locarno. Successivamente firma per Antonio Margheriti il soggetto di Car Crash e torna alla regia con l’ambizioso La caduta degli angeli ribelli, dove la scena è occupata – come nell’opera d’esordio – da problematiche figure di terroristi. Nel 1984 adatta in due puntate concepite per il piccolo schermo il romanzo di Carlo Castellaneta Notti e nebbie. È del 1987 Appuntamento a Liverpool, mentre è datato 1991 l’episodio La neve sul fuoco, contenuto ne La domenica specialmente, film in quattro episodi (gli altri sono stati diretti da Giuseppe Tornatore, Giuseppe Bertolucci e Francesco Barilli), ispirato ai racconti di Tonino Guerra. Nel 1995 gira Pasolini un delitto italiano e nel 1996 partecipa con Gianni Amelio, Marco Risi, Alessandro D’Alatri e Mario Martone al progetto Rai e Unicef Oltre l’infanzia – cinque registi per l’Unicef producendo e realizzando Scarpette bianche. Nel 2000 presenta al Festival di Venezia I cento passi, film sulla vita e la morte di Peppino Impastato, che vince il premio per la migliore sceneggiatura. Nel 2003 con il film per la televisione La meglio gioventù vince la sezione “Un certain regard” del Festival di Cannes. Nel 2005, sempre in concorso a Cannes, presenta Quando sei nato non puoi più nasconderti, mentre nel 2008 gira Sanguepazzo, ispirato alle vicende della coppia d’attori più celebre del ventennio fascista, Osvaldo Valenti e Luisa Ferida. All’intensa attività di regista cinematografico Giordana alterna, nel corso della sua carriera, anche diverse esperienze teatrali: nel 1990 dirige L’elisir d’amore di Donizetti al Teatro Verdi di Trieste, mentre nel 1997 mette in scena il testo di prosa Morte di Galeazzo Ciano per il Teatro Stabile di Torino. Ha pubblicato il romanzo Vita segreta del signore delle macchine e il saggio Pasolini un delitto italiano.
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Quand’ero ragazzo amavo molto i film di Visconti. Ero un po’ in controtendenza: negli anni ’70 i miei amici cinéhiles lo consideravano poco ortodosso. Rossellini era il modello, Visconti sembrava un rudere ingombrante. A dire la verità amavo entrambi, non ho mai capito questi partiti, il bello del Cinema è che ti permette di vedere e amare cose molto diverse, anche antitetiche fra loro: il Cinema non ha regole - dice Godard - per questo la gente lo ama ancora! Dunque Visconti ma anche Rossellini. Ne La meglio gioventù c’è un eco di entrambi. Naturalmente è molto diverso da quei modelli, né potrebbe essere altrimenti. [...] Non si tratta di rifarne la maniera, non c’è nessuna citazione evidente o se c’è è molto deformata e nascosta.
(www.cinemaitaliano.info/notizia.php?id=00279)