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Mario Monicelli
Quando abbiamo deciso di girare I compagni, è evidente che io, Age e Scarpelli avevamo ben presente il successo che avevano avuto I soliti ignoti e soprattutto La grande guerra. L’idea era quella di fare una commedia con tanti personaggi, un film corale nel quale ci fosse ben presente l’elemento storico. Ci affascinava l’idea di essere i primi a raccontare una storia di operai e di scioperi, argomento che era stato sempre tabù in Italia. Ma, come ho detto altre volte, in Italia la società era a destra ma il cinema stava a sinistra: e noi affrontammo il film come una sfida, una piacevole sfida. E come tutte le sfide, mettevamo nel conto che potesse andare male: e infatti il film non ha avuto il successo che speravamo e che meritava. Non è piaciuto ai borghesi perché parlava di scioperi, e agli operai politicizzati perché temevano che l’ironia con la quale raccontavamo la vicenda potesse gettarli nel ridicolo. Ma è stato il film per il quale abbiamo compiuto il massimo sforzo di ricerca. Alcuni nostri collaboratori sono partiti per Torino e sono stati lì per un mese: sono riusciti a rintracciare all’Ospizio due vecchietti che avevano partecipato agli scioperi di inizio secolo, e la loro testimonianza è stata utilissima per ricostruire la vita quotidiana e anche alcune scene importanti: ad esempio, la sequenza nella quale gli operai in sciopero rubano il carbone dalla stazione ferroviaria proviene proprio da un loro racconto. Poi siamo andati nelle sedi del sindacato e abbiamo consultato le riviste operaie d’epoca, soprattutto le illustrazioni, e molte tracce di questo lavoro si possono ritrovare in scenografie e costumi. La città dove è girato il film, naturalmente, non è Torino ma una città jugoslava. Però abbiamo utilizzato molti orologi replica squarci di Piemonte per riprendere i portici, l’architettura sabauda, i bar: Savigliano, Cuneo, Moncalieri (l’assemblea operaia è girata nel mercato del bestiame di questa città). A un certo punto, un sindacalista ci ha segnalato che in una fabbrica del cuneese c’era uno sciopero a oltranza e che gli operai volevano incontrarci: lo abbiamo fatto, e li abbiamo scritturati tutti per interpretare gli operai che appaiono nel film. Insomma, abbiamo fatto molte cose che abitualmente non si facevano. Perché il film non è andato bene commercialmente? Credo soprattutto per il soggetto. E’ difficile raccontare con i toni della commedia nazional-popolare uno scontro sociale. C’è sempre qualcuno che si offende. Anche per La grande guerra c’erano state dure polemiche, ma abbiamo colto uno stato d’animo diffuso che non sopportava più la retorica sulla prima guerra mondiale. Invece per I compagni era troppo presto. Infatti, quando nel 1972 lo abbiamo presentato a Venezia (che era diventato un festival non competitivo), gli studenti politicizzati lo hanno apprezzato moltissimo, hanno applaudito. Era dieci anni dopo: se fosse stato fatto allora, sarebbe stato un enorme successo. Sono poi tornato altre volte in Piemonte, a girare Il frigorifero e poi per Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno. Ma il mio film piemontese è I compagni. Ed è anche uno dei miei film più belli.
Collegamenti Film | titolo | regia | data | note | Come persi la guerra | Carlo Borghesio | 1947 | Italia, 35mm, 90', B/N | L'eroe della strada | Carlo Borghesio | 1948 | Italia, 35mm, 86', B/N | Come scopersi l'America | Carlo Borghesio | 1949 | Italia, 35mm, 89', B/N | Napoleone | Carlo Borghesio | 1951 | Italia, 35mm, 89', B/N | È l’amor che mi rovina | Mario Soldati | 1951 | Italia, 35mm, 98', B/N | I compagni | Mario Monicelli | 1963 | Italia/Francia, 35mm, 128', B/N | Toh, è morta la nonna! | Mario Monicelli | 1969 | Italia, 35mm, 87', B/N | Le coppie (episodio Il frigorifero) | Mario Monicelli | 1970 | Italia, 35mm, 48', Colore | Bertoldo, Bertoldino e… Cacasenno | Mario Monicelli | 1984 | Italia, 35mm, 125', Colore |
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