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Persone |
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Luciano Emmer
Milano, 19 Gennaio 1918 – Roma, 16 Settembre 2009
Regista
Ancora studente, fonda con l'amico Enrico Gras una piccola casa di produzione per la quale realizza vari documentari nei primi anni del secondo dopoguerra: già nel 1938 gira Racconto di un affresco, il suo primo documentario d'arte, dedicato agli affreschi di Giotto nella Cappella degli Scrovegni; nel 1940 ripete l'esperienza con i quadri di H. Bosch in Paradiso terrestre, avviando così una fortunata carriera di documentarista d’arte ma non solo, come dimostrano Destino d'amore e Isole nella laguna. Grazie anche alla notorietà conquistata con i documentari, esordisce nella regia del lungometraggio a soggetto nel 1950, con Una domenica d'agosto, primo di una lunga serie di ritratti del piccolo mondo borghese guardato sempre con discreta ironia. Insieme allo sceneggiatore Sergio Amidei (cui a volte si affiancano gli scrittori Vasco Pratolini ed Ennio Flaiano) Emmer dà vita ad un duo assai prolifico che, nel corso degli anni, realizza diversi film basati su storie di gente comune: Parigi è sempre Parigi (1951), Le ragazze di piazza di Spagna (1952) e Terza liceo (1954); non abbandona però la pratica del documentario. Dopo Camilla (1954), Il bigamo (1958) e La ragazza in vetrina (1960), Emmer abbandona il cinema per dedicarsi alla regia di documentari e fiction per la televisione e alla pubblicità, dove lega il proprio nome a diversi short di Carosello; la stessa sigla del primo Carosello (quella con i siparietti che si aprono uno dopo l'altro) viene girata proprio da Luciano Emmer. Nel 1988 torna al documentario d'arte con La bellezza del diavolo - Viaggio nei castelli trentini, mentre risale al 1990 il lungometraggio Basta! Ci faccio un film a cui seguono altri due film di finzione, Una lunga, lunga, lunga notte d'amore, sei storie d’amore disperato che s’intrecciano nelle diverse realtà urbane di Torino, e nel 2003 L'acqua... il fuoco, anche questo girato in parte nel capoluogo piemontese.
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Il mio rapporto con Torino dura ormai da trent’anni. Ho fatto per vent’anni il pendolare, lavorando nella pubblicità con lo Studio Testa, e in tutto questo tempo ho visto la città soprattutto di mattina, quando arrivava il treno. Per Una lunga lunga lunga notte d’amore, quando per ragioni produttive si è scelto Torino come set, ho scoperto una città meravigliosa. Giravo molto di notte, e con Giancarlo Giannini mi sono innamorato, di Torino. Lui ed io abbiamo fatto lunghe passeggiate notturne. Sono stato nel 1945 a Parigi, con Langlois, con i miei primi documentari, e Torino mi ricorda proprio l’atmosfera di Parigi, mi sembra che ci siano come delle affinità elettive. Ho trovato persone molto belle, una stazione molto romantica. Nel periodo delle riprese io e tutti gli artisti, ad esempio Isabelle Pasco, non volevamo più andare via…
(in Torino città del cinema, a cura di D. Bracco, S. Della Casa, P. Manera, F. Prono, Il Castoro, Milano, 2001)
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