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Persone |
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Stefania Rocca
Torino, 24 aprile 1971.
Attrice
Figlia di un capo della sorveglianza della Fiat e di una stilista, Stefania Rocca ha una formazione artistica grazie allo studio del pianoforte, del canto e della danza al Teatro Stabile di Torino. Sul finire degli anni Ottanta si trasferisce a Milano dove alterna il lavoro di modella pubblicitaria con lo studio della recitazione. Frequenta una serie di corsi teatrali e nel 1993, grazie a una borsa di studio, entra nel Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma.
Nel 1994 debutta nel cinema con il film Poliziotti di Giulio Base, seguito da Effetto di Federico Cagnoni e Palermo Milano solo andata di Claudio Fragasso (1995). Il successo arriva con la parte di Naima, l'esperta di hardware in Nirvana di Gabriele Salvatores (1997). Dopo aver seguito un corso dell’Actors’ Studio a New York, lavora in molti film in Italia e all’estero, tra cui: Viol@ di Donatella Maiorca (1998), Il talento di Mr. Ripley di Anthony Minghella (1999), Rosa e Cornelia di Giorgio Treves, Pene d'amor perdute di Kenneth Branagh (2000), Hotel di Mike Figgis (2001), Heaven di Tom Tykwer, Casomai di Alessandro D'Alatri (2002), Il cartaio di Dario Argento, L'amore è eterno finché dura di Carlo Verdone (2004), Mary di Abel Ferrara, La bestia nel cuore di Cristina Comencini (2005).
In televisione è apparsa in molte miniserie: Voci notturne di Fabrizio Laurenti (1995), Salomone e Jesus di Roger Young (1995, 1997), Ombre di Cinzia Th Torrini (1999), Lourdes di Lodovico Gasparini (2000), Resurrezione di Paolo e Vittorio Taviani (2001), Mafalda di Savoia di Maurizio Zaccaro (2006), Tutti pazzi per amore di Riccardo Milani e Laura Muscardin (2008), Bakhita di Giacomo Campiotti (2009).
In teatro ha recitato in Angelo e Beatrice (regia di Memé Perlini), Processo a Giovanna D'Arco (Walter Le Moli), Totem (Alessandro Baricco e Gabriele Vacis).
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Ricordo con chiarezza la grande impressione che fece su di me ancora bambina il fatto che Dario Argento fosse venuto nella mia città per girare un film inquietante come Profondo rosso. Insieme ai miei coetanei andavo a giocare intorno a quella villa in collina che nel film era stata al centro di eventi paurosi, e ci divertivamo a fare scherzi in un luogo che ci procurava non pochi brividi. Mi stupisco vedendo adesso il grande numero di film realizzati a Torino: non credevo che le gli studi torinesi avessero lavorato tanto a lungo e con una simile mole di produzioni. Tra i film che ho amato di più da spettatrice metto senz’altro il grande Michelangelo Antonioni, soprattutto Le amiche, film che riesce a riprodurre in maniera perfetta e affascinante l’atmosfera creata da Cesare Pavese nei suoi libri.
Sono nata e vissuta fino a poco più di vent’anni fa a Torino, ma quando ho deciso di cominciare a fare l’attrice, all’inizio degli anni Ottanta, mi sono trasferita a Roma, perché in città, a quell’epoca, non c’erano possibilità di lavoro nel campo del cinema. Però, paradossalmente, il primo film in cui ho fatto una piccola parte, Poliziotti di Giulio Base, è stato girato a Torino, e così ho fatto qui la mia prima esperienza di set, che naturalmente è stata molto emozionante. Ricordo in particolare una sequenza girata sotto i portici del centro, una scenografia architettonica molto suggestiva.
Sono molto legata a Torino, e quando torno qui, dove ho genitori, parenti e amici, trovo un ambiente molto diverso da quello in cui sono vissuta. Una volta la città era fake watches profondamente triste, come addormentata, inerte; ora invece si vedono una grande vivacità, una voglia di novità, una determinazione ad agire, una pulizia, un entusiasmo, un orgoglio che prima non esistevano. D’altra parte è rimasto inalterato negli anni ciò che già in passato era bello e piacevole, come ad esempio i caffè bellissimi e accoglienti che non hanno confronto in tutta Italia. So che ultimamente a Torino si girano molti film, e credo che per le produzioni Torino sia un set eccezionale perché offre scenografie stupende, un’atmosfera un po’ misteriosa e ambigua, un ambiente umano in cui penso sia piacevole lavorare. Il cinema sta diventando un elemento importante della vita cittadina, come già lo era stato in passato, e questo è testimoniato dal successo dell’apertura del Museo del Cinema nella Mole Antonelliana e dalla sempre maggiore importanza del Torino Film Festival, di cui sono stata ospite. Dato il lavoro che faccio devo vivere a Roma, dove peraltro mi trovo benissimo, perché a Roma ci sono produttori, agenti, possibilità di contatti di lavoro nazionali e internazionali, ma spero che mi capiti presto l’occasione di tornare a Torino per girare un film, cosa molto probabile visto il gran numero di set che ormai la città è abituata ad ospitare, così anch’io potrò avere un piccolo posto tra coloro che hanno contribuito a stringere i legami tra il cinema e la città.
(in Torino città del cinema, a cura di D. Bracco, S. Della Casa, P. Manera, F. Prono, Editrice Il Castoro, Milano, 2001)
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