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Lydia Quaranta
Torino, 6 marzo 1891 - Torino, 5 marzo 1928
Attrice
La giovane attrice (che morì precocemente per un attacco di polmonite), resa celebre dal ruolo di Cabiria nell’omonimo film di Pastrone, cominciò a recitare in teatro nella compagnia di Dante Testa a fianco delle sorelle Letizia e Isabella. Si dedicò subito al cinema, esordendo all’Itala Film, che lasciò già nel 1910 per l’Aquila Film. L’anno successivo ritornò all’Itala. Vi rimase fino al 1914, anno in cui passò alla Savoia Film, dopo però aver preso parte a diverse pellicole di successo (oltre Cabiria vanno ricordate Padre del 1912, Tigris e Addio giovinezza! Del 1913). Durante gli anni del primo conflitto mondiale vagabondò fra diverse case di produzione (Gloria, Ambrosio, Tiber, ecc.). Rientrò nuovamente all’Itala nel 1919, «dove fu scritturata come prima attrice per un compenso pari a 10.000 lire al mese». L’abbandonò definitivamente nel 1920 per la Photodrama: nel 1921, diretta da Augusto Genina, fu la protagonista de I tre sentimentali. Trascorse l’ultimo periodo della sua carriera recitando in alcune pellicole della FERT.
Filmografia essenziale
I cavalieri della morte (1910), Isolati dal mondo (1911), Come una sorella, La fossa del vivo, I misteri della psiche, Padre (1912), Addio giovinezza!, L’antro funesto, Lo scomparso, Un sorriso al tramonto della vita, Tigris (1913), Cabiria, Il cofanetto dei milioni, Ivna, la perla del Gange, Il tesoro dei Louzat (1914), La beffa di Satana, Un dramma fra le belve, La maschera folle, Il romanzo di un atleta (1915), Il romanzo della morte (1916), Il gioiello sinistro, Il velo squarciato (1917), La danza del pugnale, Venere propizia (1919), La fabbrica dell’imprevisto, Fiamma! (1920), I tre sentimentali (1921), Voglio tradire mio marito! (1925)
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«Il suo nome suscita una visione di grazia e di bellezza; la sua persona è un’armonia di forme perfette e di fini eleganze. [...] Questa attrice non è certo adatta a impersonare creature squassate e devastate da passioni turbinose culminanti in gesti di ribellione o di violenza, ma in compenso si presta mirabilmente a raffigurare creature di sentimento e d’ardore. [...] la sua arte è umana e perciò non sempre teatrale; e cioè obbedisce ad una legge di verità, quella verità che è nella natura e nella vita, e non sopporta i convenzionalismi delle leggi d’una verità teatrale, che è voluta e falsa. Più che nell’esteriorità dei gesti e della forma, l’arte di Lidia Quaranta sta nell’animo suo. Arte interiore, adunque, arte fatta di anima di cuore e di sentimento» (Ego, Lidia Quaranta, “La Rivista Cinematografica”, nn. 17/18, 10-25.9.1920).
«Per la soavità dell’espressione e la innata eleganza del suo portamento, Lydia Quaranta fu più spesso utilizzata in rapporto alla sua avvenenza che per le sue doti artistiche, che probabilmente solo Augusto Genina seppe valorizzare ne I tre sentimentali» (V. Martinelli, Donne del cinema torinese, in P. Bertetto, G. Rondolino, a cura, Cabiria e il suo tempo, Museo Nazionale del Cinema / Il Castoro, Torino-Milano, 1998).
«Cabiria, eroina eponima, appena immessa nell’azione avventurosa rivela una natura totalmente passiva, oggettuale: così patisce un’avvilente sudditanza al ruolo anche l’attrice chiamata a interpretarla una volta divenuta adulta, in incognito con il nome di Elissa (all’epoca forse la più conosciuta del cast, Lydia Quaranta). La sua orizzontalità, rappresentata dalle pose chine e a terra, si oppone alle figurazioni verticali di Maciste e Sofonisba. Il personaggio in questo caso svilisce l’attore indebolendone le competenze: Cabiria è un fagotto sollevato e posato da innumerevoli mani, una fronte scossa e spettinata, un corpo nudo votato al sacrificio; Elissa è una giovinetta intimidita, concupita e strapazzata dal vecchio sacerdote libidinoso» (C. Jandelli, «Per quanto immagini, sono riusciti a farsi amare come persone vere». Attori, recitazione, personaggi in Cabiria, in S. Alovisio, A. Barbera, a cura, Cabiria & Cabiria, Museo Nazionale del Cinema / Il Castoro, Torino-Milano, 2006).
Collegamenti Film | titolo | regia | data | note | Clio e Filete | Oreste Mentasti | 1911 | Italia, 35mm, 0', B/N | Padre | Gino Zaccaria, Dante Testa | 1912 | Italia, 35mm, 0', B/N | Cabiria | Giovanni Pastrone | 1914 | Italia, 35mm, 180', B/N | La beffa di Satana | Telemaco Ruggeri | 1915 | Italia, 35mm, 0', B/N | Le due orfanelle di Torino | Giovanni Casaleggio | 1917 | Italia, 35mm, 0', B/N | La fabbrica dell’imprevisto | Ettore Piergiovanni | 1920 | Italia, 35mm, 0', B/N | Treno di piacere | Luciano Doria | 1924 | Italia, 35mm, 0', B/N | Voglio tradire mio marito! | Mario Camerini | 1925 | Italia, 35mm, 0', B/N |
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